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Home » Le ferite dell’animo

Le ferite dell’animo

17 Ottobre 2014 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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LE FERITE DELL’ANIMO

(Tratto dal libro di Lise Bourbeau–Le 5 ferite e come guarirle)

L’ infanzia e l’adolescenza sono l’ alba e il mattino della vita dell’ uomo: gli eventi vissuti in questo periodo lasciano il segno e condizionano la vita futura.

Per alcuni l’alba della vita non è stata serena. Le ferite sono state dolorose e possono essere ancora aperte. Sono sorte delle difese, delle maschere, nelle emozioni e nel comportamento.

Queste maschere, o forme  corporee, hanno lo scopo di evitare le antiche sofferenze. Le maschere sono protezioni; aiutano ma non fanno essere noi stessi, perchè impediscono di vivere liberamente la vita.

Il rifiuto, l’abbandono,  l’ umiliazione, il tradimento,  l’ indifferenza, la derisione  e  l’ingiustizia sono ferite profonde. Queste  bloccano la capacità di essere noi stessi  e condizionano profondamente la nostra vita.

In questo post troverai delle immagini di alcune figure corporee. Secondo la forma  e l’ immagine del corpo possiamo conoscere la nostra ferita e capire i tormenti  intimi e più profondi dell’animo.

Queste ferite sono  responsabili del  disagio, la sofferenza e  le maschere costruite per proteggere dall’ angoscia.

Nell’ articolo si può vedere che ogni ferita ha una particolare immagine corporea. In alcune persone le ferite sono più di una, allora il corpo assume più di una conformazione.

La forma del corpo può cambiare nel corso della vita, se la ferita è ristabilita o  sono sorti altri adattamenti.

Le ferite originarie spiegano anche la difficoltà a modificare figura, vedi il fallimento delle diete o la guarigione da disturbi come l’anoressia.

FERITA                               MASCHERA  (o Carattere)

1-Rifiuto                                    Fuggitivo

2-Abbandono                                    Dipendente

3-Umiliazione                                   Masochista  

4-Tradimento                                   Controllore

5-Ingiustizia                                       Rigido

Tanti problemi di natura emotiva, mentale o corporea derivano da queste ferite. Queste sono anche le principali forme di condizionamento della nostra esistenza.

Le Ferite del RIFIUTO
Caratteristiche della ferita da Rifiuto

Ferita da rifiuto

 

Il rifiuto è una ferita vissuta dalla persona che si è sentita respinta e rifiutata in tutto il suo essere e nel suo diritto di esistere.

La definizione del termine ‘rifiuto’  o ‘rifiutare’ si intende: espellere,respingere, non ammettere, cacciare, essere intolleranti verso…, mettere da parte, allontanare.

La ferita del ‘rifiuto’ si distingue dalla ferita ‘dell’ abbandono’ perché abbandonare qualcuno significa: allontanarsi da questa persona,  mentre rifiutare qualcuno significa respingerlo, non volerlo vicino, escluderlo dalla propria vita, non volerlo sentire.

Lineamenti della FERITA DA RIFIUTO

La ferita del rifiuto origina un carattere, una modalità o una maschera da fuggitivo.

Insorgenza: Precocemente, fin dal concepimento.

Genitore:La  ferita del rifiuto viene risvegliata dal genitore dello stesso sesso. In futuro, chi è stato rifiutato proverà sentimenti negativi  nei confronti di quel genitore. Proverà risentimento, non vorrà accettarlo e i rapporti saranno difficili.

Nei rapporti col genitore del sesso opposto, il fuggitivo, anziché sentirsi rifiutato, ha paura di mostrarsi come uno che rifiuta, di conseguenza si trattiene  nelle azioni e nelle parole nei suoi riguardi. Se vive un’ esperienza di rifiuto col genitore di sesso opposto, penserà di essere lui stesso la causa,  e che se l’altro l’ ha rifiutato è per colpa sua.

Maschera: fuggitivo. I comportamenti sono propri ‘di un fuggitivo, ossia di una persona che non vuole apparire, imposti dalla paura di rivivere la ferita del rifiuto.

Carattere:  La prima  reazione  di una persona che si sente rifiutata  è la fuga. Ricerca la solitudine. Il bambino che si sente rifiutato va a crearsi la maschera del fuggitivo. Si crede  una nullità, per questo sarà assente,con la testa fra le nuvole, solitario e sfuggente.  Più tardi ricercherà la solitudine, perché pensa che se riceve troppa attenzione  ha paura di non sapere come comportarsi.

E’ come se la sua esistenza fosse di troppo. In famiglia o in qualsiasi gruppo, tende a scomparire, a nascondersi, a sentirsi indegno, a non avere il diritto di ribattere.

Corpo: magro, ridotto, striminzito o mingherlino. Si tratta di un corpo che non vuole occupare troppo spazio, esattamente come il suo carattere, anche il suo corpo sembra chiudersi in se stesso. Questo è un modo di non essere presente completamente in ciò che accade, per paura di soffrire.

Disturbi e malattie

-Soffre frequentemente di diarrea, vomito, allergie ( che sono un riflesso del senso di rifiuto), aritmia,problemi respiratori, svenimento, capogiri, ipoglicemia, diabete.

– La paura più grande sono  gli attacchi di panico. Può  soffrire di  agorafobia.

-Se sviluppa molto odio nei confronti di un genitore, in seguito al dolore di  un rifiuto  e crede di essere arrivato al limite, emozionale e mentale,  può diventare depresso o addirittura un maniaco-depressivo.

Se prova molta difficoltà a perdonarsi di non aver voluto bene un genitore, oppure prova risentimento,  o addirittura odio, e non riesce ad accettarlo, allora può sviluppare anche un cancro.

Il cancro è spesso associato al rancore o all’ odio, in seguito ad un dolore vissuto nell’ isolamento.  Se riesce a confessare a se stesso  di aver provato questi sentimenti negativi, non avrà questa malattia.  Il cancro si sviluppa  soprattutto nelle persone che hanno sofferto molto  e che si autoaccusano.

Il cancro  indica che non permette al bambino che è dentro di lui di aver sofferto, o di aver provato astio e rifiuto verso un genitore. Sarebbe come ammettere di rifiutare chi accusiamo di averci rifiutati e noi non vogliamo rifiutare, perché non accettiamo di procurare agli altri  la ferita del rifiuto.

Se riconosci di avere la ferita da rifiuto, ricordati che più la ferita è forte, più attiri a te circostanze tali da venire rifiutato o di rifiutare qualcuno. Più il fuggitivo si auto-rifiuta, più ha paura di essere rifiutato.

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Ferita da ABBANDONO

Ferita dell'animo
Ferita dell’abbandono

Caratteristiche della ferita da Abbandono

La ferita da  ‘abbandono’ si distingue dalla ferita ‘del rifiuto’ perché abbandonare qualcuno significa: allontanarsi da questa persona per qualcun altro, non volersene occupare.

Molti confondono  il rifiuto e l’ abbandono . La differenza è che  abbandonare significa lasciarlo, andarsene, separarsi temporaneamente, mentre rifiutare qualcuno significa respingerlo, non volerlo vicino, escluderlo dalla propria vita, non volerlo sentire. 

 Un bambino piccolo può sentirsi abbandonato:

-se arriva un fratellino più piccolo e la mamma si trova assorbita dal neonato.

-se i  suoi genitori sono entrambi impegnati nel lavoro e hanno sempre poco tempo per lui.

-Quando ha un ricovero ospedaliero e viene lasciato da solo.

-Quando i genitori vanno in vacanza e lo lasciano presso un’altra famiglia.

-Quando la mamma è continuamente malata e il padre deve sempre occuparsi di lei.

 Aspetti della Ferita da Abbandono

L’abbandono fa indossare una modalità o maschera da ‘persona dipendente’.

Insorgenza: Precocemente, tra il primo e il terzo anno con il genitore del sesso opposto. Questa ferita viene risvegliata dalla mancanza di nutrimento affettivo o da sensazioni che richiamano  gli episodi   di  abbandono.

Maschera: Dipendente. I comportamenti sono imposti dalla paura di rivivere la ferita dell’abbandono.

Corpo: allungato, sottile, molle, schiena un po’ curva, gambe fiacche, parti del corpo che sembrano flaccide.

Carattere: La  ferita da abbandono fa sentire, poco autonomi, bisognosi di attenzioni, di presenza e, particolarmente, di sostegno. Ha difficoltà a fare e decidere da solo, per questo chiede consigli, che poi non li segue.

Di carattere sensibile, ha difficoltà a sentirsi dire di ‘no’, ad accettare una disapprovazione. Vuole essere  protagonista, perché se non è al centro delle attenzioni prova angoscia.

Tende alla tristezza o al pianto facile.  Attira la pietà. Ha alti e bassi dell’ umore: un giorno è allegro, un altro è triste. Si aggrappa fisicamente, anche se ama la sua indipendenza .

Paura  più grande: la solitudine. Ha grande bisogno dell’ aiuto altrui, per non sentirsi solo.

Alimentazione: Buona forchetta Tende a mangiare lentamente. Bulimico.

Disturbi e malattie:

Da bambino è stato con una salute cagionevole, spesso malato e debole.

-Soffre frequentemente di asma, problemi ai bronchi (riflesso di non ricevere abbastanza dalla propria famiglia), problemi respiratori.

-Disturbi al pancreas (ipoglicemia e diabete) e alle ghiandole surrenali.

-Fragilità dell’ apparato digerente ( La sua sensibilità mentale gli dà convinzioni  di non essere stato nutrito a sufficienza)

-Miopia  ( vista come difficoltà di vedere lontano, perché collegata alla paura del futuro e alla paura di far fronte da soli al futuro).

-Può avere emicranie, problemi alla schiena.

Può  soffrire di  isteria (perché fa sentire nel ruolo di vittima), depressione e agorafobia.

-Può soffrire di malattie rare, o di malattie ‘incurabili’, che attirano maggiormente le attenzioni, perché i comportamenti propri del  carattere arrendevole e  rispettoso  (carattere dipendente) sono dettati dalla paura di rivivere la ferita dell’abbandono.

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Ferita dell’ UMILIAZIONE

Ferite dell'animo
Ferita da Umiliazione

Chi ha questa ferita si sente sminuito, mortificato, degradato, criticato, sottovalutato e vergognoso.

Il risveglio di questa ferita avviene quando il bambino sente che uno dei suoi genitori si vergogna di lui, o quando combina un guaio e viene sgridato davanti a tutta la famiglia.

Se  viene rimproverato in pubblico quando si fa la pipì addosso, quando è vestito male e viene deriso, o quale che sia le circostanze che conducono il bambino a sentirsi ripreso, criticato, mortificato, sminuito, confrontato o vergognoso, la ferita si sveglia, si ingrandisce e si diffonde.

La ferita si risveglia quando sente la mamma che riferisce l’accaduto al papà o ad altre persone, mortificandolo e facendolo vergognare.

Il bambino può percepire il disgusto dei genitori o degli adulti e sentirsi umiliato e vergognoso.

Se i genitori mortificano  il bambino, davanti agli altri perché è goffo, non si comporta bene, perché si è sporcato, perché è stato sorpreso ‘quando si   toccava’, ecc., l’ umiliazione sarà ancora maggiore.

Questo comportamento può far credere al bambino che i suoi genitori sono disgustati di lui.

Carattere: La persona con questa ferita, spesso, si vergogna di sé e  ha paura che gli altri si vergognano di lui. Per se stesso prova disgusto. Punisce se stesso, credendo di punire l’altro. Mantiene il controllo su tutto per evitare la vergogna.

L’umiliazione fa indossare la maschera del masochista.

Infatti, quasi sempre, in maniera inconscia, cerca di farsi del male o di punirsi prima che lo facciano  altri.

Soffre  per l’umiliazione e indossa una maschera da masochista per evitare di vivere il dolore associato all’ umiliazione.

Corpo:Grasso,tondo, non tanto alto, collo grosso e rigonfio, tensioni al collo,alla gola, alle mascelle, al bacino.

Dal punto di vista corporeo, dal momento che questa persona si crede sporca, senza cuore, un maiale o comunque molto meno importante delle altre, sviluppa una massa di grasso di cui ha vergogna.

Molte di queste persone fanno fatica a riconoscere il corpo e la ferita da umiliazione. Per molte di loro è difficoltoso riconoscersi tale, perché riescono a controllare bene il proprio peso.

E’ empatico. Conosce le proprie necessità, ma non le ascolta. Fa del suo meglio per essere sempre occupato, in quanto ‘ essere libero’ significa ‘illimitato’. Se è senza limiti ha paura di strafare, di straripare,mettersi in mostra ed essere  deriso.

Massima paura: la libertà. Per questo si riempie di impegni, anche inutili, ma che gli impediscono di stare senza fare nulla.

E’ ipersensibile. Compensa e si gratifica col cibo.

Attenzione, se  tu prendi peso facilmente e  diventi rotondo appena smetti  di tenere sotto controllo il peso, può darsi che tu soffra della ferita da umiliazione.

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Ferita da TRADIMENTO

Ferite dell'animo
Ferita da tradimento

Molti  di quelli che soffrono di tradimento hanno sofferto perché il genitore di sesso opposto’ non ha mantenuto la  parola’.                                                                                         

Un  bambino può sentirsi tradito ogni volta  che il genitore di sesso opposto non mantiene una promessa o ogni volta che tradisce la sua fiducia.

Sentirsi traditi significa sentirsi abbandonati, delusi, ingannati,  e la fiducia è venuta meno.

 

Essere fedele significa mantenere i propri impegni, essere leale e colmo di dedizione.

Di una persona fedele ci si può fidare. Ogni volta che la fiducia è distrutta, si può soffrire  per il tradimento.

Questa ferita si risveglia fra i due e i quattro anni, nel momento in cui si sviluppa l’energia sessuale. A questa età si sviluppa il Complesso di Edipo.

Secondo Sigmund Freud, padre della Psicanalisi, ogni bambino, fra i due e i sei anni, si innamora del genitore del sesso opposto, o della persona che svolge questo ruolo. Questo avvenimento spiega il comportamento delle bambine che cercano di sedurre il papà e i maschietti che cercano di sedurre la mamma.

Tutti viviamo questo complesso, ma a gradi diversi.

Una bambina è gelosa se vede il papà  con la mamma e vive il tradimento anche quando viene messa da parte dal padre, in seguito all’ arrivo di un fratellino.

Il bambino vuole il genitore di sesso opposto tutto per sé, senza dividerlo con nessuno.

Ma la mamma ha comunque bisogno di occuparsi anche d’altro, compresi gli altri membri della famiglia. Se la madre ( o il papà) soddisfa tutti i capricci del piccolo, diventandone quasi schiavi, il bambino incomincia credere di poter sostituire il genitore dello stesso sesso, e d’essere in grado di rendere felice la mamma ( o il papà).

I genitori devono aiutare a superare bene questa fase. La mamma deve far sentire senza gelosia, la presenza del papà e che  è importante quanto lei. Lo stesso vale per la bambina.

Il complesso di Edipo è vissuto male quando accade che la madre è troppo possessiva nei riguardi del figlio e il padre nei confronti della figlia.

Il bambino può sentirsi tradito ogni volta  che il genitore di sesso opposto tradisce la sua fiducia.

Quando il bambino incomincia a vivere ripetutamente esperienze di tradimento, si crea una maschera di protezione.                                                                                                            Questa maschera è quella del CONTROLLORE, o di chi ha bisogno di fare continui accertamenti.

Questa maschera, o questo atteggiamento, serve per appurare che gli altri mantengono  i propri impegni, sono fedeli e responsabili.

I comportamenti tipici del controllore, nella fase adulta, sono dettati dalla paura di rivivere la ferita del tradimento.

Fra le maschere relative alle cinque ferite l’esigenza ossessiva del controllo fa alimentare le maggiori aspettative nei confronti degli altri, perché desidera poter prevedere tutto, in modo da tenere le cose sotto controllo e se può continuare a potersi fidare degli altri.

Caratteristiche

Inizio della ferita: fra i due e i quattro anni di età, con il genitore di sesso opposto. Scaturisce dalla violazione della fiducia, nella connessione amore/sessualità e nelle aspettative non corrisposte.

Maschera:  controllore, investigatore.

Corpo: esibisce forza e potere. Nell’uomo le spalle sono più larghe delle anche; nella donna, le anche sono più larghe e più forti delle spalle. Ventre rotondo.

Sguardo: Intenso e seducente. Coglie tutto in un’ occhiata.

Vocabolario: “Hai capito?, Sono capace, lasciami fare da solo, lo sapevo, fidati di me, non mi fido di lui”.

Carattere: si giudica molto affidabile, responsabile e forte. Cerca di essere speciale e importante. Non mantiene gli impegni presi e le promesse, oppure si sforza per mantenerli. Mente facilmente.                                                                                     Manipolatore, seduttore, commediante.

Ha molte aspettative. Impaziente, intollerante, tendenza a ripudiare e a rinnegare chi ha sbagliato, a non offrire una seconda chance. Si confida con difficoltà. Non mostra la propria vulnerabilità. Scettico. Ha sbalzi d’umore. E’ convinto di aver ragione, cerca di convincere l’altro.

Ha paura dell’ indipendenza e dell’autonomia. Dà ottime prestazioni per farsi notare

Massima paura:  dissociazione, separazione, rinnegamento.

Alimentazione:  buon appetito; mangia rapidamente. Aggiunge sale e spezie. E’ in grado di controllarsi quand’è occupato, ma poi perde il controllo.

Possibili malattie: malattie che riguardano il controllo e la perdita di controllo, agorafobia, spasmofilia, apparato digerente, malattie che finiscono con il suffisso “-ite”, herpes alla bocca.

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Ferita da INGIUSTIZIA

Le ferite dell'animo
Ferita da Ingiustizia

Il sentimento dell’ ingiustizia è caratteristica  di una persona a cui sono mancate giustizia, correttezza, equità, imparzialità, rettitudine, onestà e moralità.

Una persona che soffre di ingiustizia non si sente apprezzata nel suo giusto valore; non si sente rispettata o non crede di ricevere quanto merita.

Chi soffre di ingiustizia è più incline a provare invidia nei confronti di chi ha più di lui e che, a suo avviso, non lo merita.

La  ferita da ingiustizia è causata se c’è la convinzione di non ricevere in modo equo e in maniera  adeguata.

Questa ferita si risveglia fra i tre e i cinque anni, ossia nel momento  in cui prende coscienza  d’ essere un essere umano, un’ entità a sé e con le sue particolarità.

Il bambino vive questa ferita  soprattutto con il genitore dello stesso sesso. Soffre  per la sua freddezza, per la sua incapacità di comprendere o di comunicare.

Soffre per l’autoritarismo del genitore, le sue critiche frequenti, la sua severità, la sua intolleranza o il suo conformismo.

La reazione  di fronte all’ ingiustizia portaa tagliare i ponti con il proprio sentire, a non ascoltarsi, a non rendersi conto delle proprie esigenze,  allo scopo di proteggersi di fronte alla freddezza e ai rifiuti.

La maschera  che il bambino si crea per difendersi dalla ferita dell’ ingiustizia è quella della RIGIDITA’.

Fin da bambino, il rigido si rende conto di essere apprezzato più per ciò che fa, che per ciò che è. Questo lo offende, lo vive come un’ ingiustizia. Anche se questo non è vero, lui ne è comunque convinto.

Pur vivendo l’ ingiustizia, per avere affetto diventa estremamente efficace. Fa il possibile per non creare problemi, per non avere problemi, e anche quando ne ha tanti, preferisce dire di non averne, pur di evitare di percepire la sofferenza che a tali problemi è collegata.

Non chiede aiuto. Crede che dicendo spesso «Non c’è problema!» fa del suo meglio per risolverli da sé, così riesce a nascondere a se stesso e agli altri quello che prova, perché non si sente compreso.

Teme l’autorità perché, da piccolo, ha imparato che l’autorità ( i genitori, gli insegnanti, ecc.) avevano sempre ragione.

I comportamenti tipici del rigido sono dettati dalla paura di rivivere la ferita                 dell’ ingiustizia.

Indossando la maschera del rigido pensa di evitare questa ferita.

Caratteristiche della ferita da ingiustizia

Risveglio della ferita: tra i quattro e i sei anni, con il genitore dello stesso sesso. E’ convinto che deve fornire prestazioni elevate ed essere perfetto. Blocco dell’ individualità.

Maschera: rigido

Corpo: diritto, rigido e più perfetto possibile. Ben proporzionato. Natiche rotonde, vita piccola,stretta dagli abiti o dalla cintura. Movimenti inflessibili, pelle chiara, mascella serrata, collo rigido, portamento diritto e fiero.

Sguardo: Luminoso, vivace, chiaro.

Modo di esprimersi: “nessun problema, ottimo,benissimo, molto speciale, giustappunto, esattamente, sicuramente, d’accordo?”

Carattere: perfezionista, invidioso, taglia i ponti con quello che sente. Incrocia spesso le braccia. Da prestazioni che mirano alla perfezione. Troppo ottimista. Vivace e dinamico.Si giustifica molto. Ha difficoltà a chiedere aiuto. Può ridere per niente, per nascondere la sua sensibilità. Tono di voce secco e rigido. Non ammette di sentire o di avere dei problemi.

Dubita delle sue scelte, si paragona con gli altri. Difficoltà, in generale, nel ricevere. Trova ingiusto se riceve meno degli altri, e trova altrettanto ingiusto se riceve di più.

Non rispetta i propri limiti, chiede troppo a se stesso. Si tiene sotto controllo. Ama          l’ ordine. Raramente si ammala. Chiede troppo al suo corpo. Collerico, freddo, ha difficoltà a mostrare i suoi affetti. Gli piace avere un aspetto sexy.

Massima paura: la freddezza.

Alimentazione:  preferisce gli alimenti salati a quelli dolci. Si tiene sotto controllo per non ingrassare. Si giustifica e prova vergogna quando perde il controllo.

Possibili malattie:  esaurimento nervoso professionale, anorgasmia (nella donna), eiaculazione precoce o impotenza nell’uomo. Può soffrire di malattie che finiscono con  “-ite”, come la tendinite, la borsite, l’artrite, torcicollo, stitichezza, emorroidi, crampi, problemi di circolazione, problemi epatici, varici, problemi di pelle, nervosismo, insonnia, disturbi della vista.

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CONCLUSIONI

Si può guarire dalle nostre ferite interiori così come si guarisce dalle ferite fisiche.

Ti è mai successo di essere di essere impaziente di veder scomparire una certa affezione dalla faccia, da tormentarla continuamente? E che cosa è successo? Questa è rimasta molto più a lungo.

E’ proprio quello che succede quando non hai fiducia nel potere di guarigione del nostro corpo. Perché un problema scompaia, qualunque esso sia, prima di tutto bisognerà accettarlo, invece di volerlo far sparire. Bisogna accettarlo incondizionatamente.

Le nostre ferite hanno  bisogno di essere riconosciute, amate e accettate.

Amare una ferita, o amare l’affezione che è sorta sul viso, significa dunque accettare che siamo stati noi a crearli, per una data ragione, allo scopo di aiutare noi stessi.

Invece di voler far scomparire quell’ affezione dal viso a tutti i costi, usiamola  per prendere coscienza di un aspetto di noi che non vogliamo vedere.

I brufoli , infatti, vogliono attirare l’ attenzione per rendere consapevoli che abbiamo paura di perdere la faccia in una data situazione, e che tale paura impedisce di essere noi stessi.

Se accetti il messaggio, non si vedrà il malanno come un problema da sbarazzarsi al più presto. Anzi, potremmo addirittura ringraziarlo. E’ un messaggio. Serve a comunicare qualcosa che non vogliamo accettare.

Ma accettare che cosa?                                                                         Soprattutto il fatto che ciò che temi dagli altri, o ciò per cui li rimproveri, è qualcosa che a tua volta fai agli altri, e che soprattutto fai a te stesso.

 Tratto dal libro di Lise Bourbeau

Le 5 ferite e come guarirle-Edizioni Amrita

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