Ipocondria
Dr Gaspare Costa
fonte www.attacchidipanico-ansia.it
L’Ipocondria è la preoccupazione legata alla paura di avere, oppure alla convinzione di avere una grave malattia, basata sulla errata interpretazione di uno o più segni o sintomi fisici.
- La paura o la convinzione ingiustificata di avere una malattia persistono nonostante le rassicurazioni mediche, anche se la convinzione non è di intensità delirante.
- La preoccupazione per i sintomi fisici causa disagio clinicamente significativo oppure menomazione nel funzionamento sociale, lavorativo, o in altre importanti aree.
- La convinzione non risulta circoscritta alla preoccupazione per l’aspetto fisico.
- Dura per almeno 6 mesi.
Fonte: © DSM-IV-TR Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – Text Revision, 2002
Caratteristiche del Disturbo
L’Ipocondria è un Disturbo che si manifesta con la preoccupazione o la convinzione da parte dell’individuo di avere una grave malattia (cancro, cardiopatie, leucemie, etc).
L’ipocondriaco presta particolare attenzione a qualsiasi segno o sintomo che in qualche modo possano “provare” i propri timori. “Scannerizza” continuamente il proprio organismo focalizzandosi ed interpretando erroneamente ogni minima variazione (battito cardiaco, respirazione, colorito del viso, lievi mal di testa o dolori vari ecc.).
Qquesta iper-attenzione ovviamente aumenta il rischio che qualche sintomo, o segno, inevitabilmente viene trovato, confermando, in una sorta di circolo vizioso, le preoccupazioni iniziali.
L’Ipocondriaco è sempre alla ricerca di rassicurazioni, che tipicamente hanno un effetto che rassicurano poco, mentre stressano cronicamente i familiari, chi vive a contatto, e il poco credito agli specialisti in grado di diagnosticare la malattia temuta.
Le continue visite mediche e i possibili effetti iatrogeni, nel senso di malattia prodotta dall’uso di farmaci, o comunque determinata nell’organismo dall’intervento del medico, possono peggiorare il quadro, in quanto l’assunzione di medicine o gli effetti degli eventuali interventi chirurgici possono indebolire l’organismo.
Generalmente l’ipocondriaco rifiuta l’invito a rivolgersi ad uno specialista della salute mentale.
Le relazioni sociali e lavorative vengono significativamente compromesse poiché l’ipocondriaco richiede continuamente rassicurazioni, non si sente compreso, pretende un trattamento privilegiato, monopolizza le discussioni su tematiche inerenti la propria malattia e fa troppe assenze dal lavoro.
L’individuo affetto dal disturbo ipocondriaco orienta selettivamente la propria attenzione sugli stimoli che attirano la propria preoccupazione (come un articolo di giornale, la notizia che un conoscente o un personaggio famoso si è ammalato della stessa malattia ecc.) a cui fa seguito una reazione emotiva esagerata.
A predisporre al disturbo possono essere storie di gravi malattie o la morte di qualche persona significativa nell’infanzia. Insieme all’Ipocondria spesso si trovano associati altri disturbi come i Disturbi d’Ansia, i Disturbi dell’Umore (soprattutto Depressione Maggiore e Distimia) o altri Disturbi Somatoformi.
Modello e Trattamento Cognitivo Comportamentale dell’Ipocondria.
Il modello cognitivo dell’interpretazione e della cura dell’ipocondria si basa prevalentemente sul modello di Salkovskis che prevede che il disturbo sia innescato e mantenuto dall’interpretazione erronea di normali manifestazioni corporee che vengono valutati “arbitrariamente” come prove delle presenza di una malattia grave e spesso mortale.
Per alcuni versi il modello dell’ipocondria può essere considerato simile a quello dell’attacco di panico: entrambi i disturbi vengono innescati da interpretazioni “catastrofiche”: normali funzioni somatiche con la differenza che nell’attacco di panico l’esito della catastrofe (morte o impazzimento) e percepito come immediato mentre, nell’ipocondria, la catastrofe e dilazionata nel tempo assumendo la forma di una intensa preoccupazione per la morte e la sofferenza della malattia.
Spesso il disturbo è scatenato da un evento casuale quale può essere la malattia e/o la morte di una persona cara, una propria malattia, notizie legate a particolari malattie. Questi eventi attivano false credenze circa il proprio stato di salute che si manifestano attraverso immagini (Nat) spaventose che causano l’interpretazione errata di manifestazioni corporee normali in pericolosi sintomi di malattie mortali.
Le immagini (o Nat) possono, ad esempio, riguardare:
- Immagini di emorragie cerebrali
- Immagini del corpo devastato dal cancro
- Immagini di sofferenze atroci legate alla devastazione del corpo.
- Immagini del cuore palpitante che esplode
- Immagini dei polmoni che non si riempiono completamente d’aria
Il modello cognitivo attribuisce grande importanza ai fattori di mantenimento che contribuiscono, in maniera determinante, a cronicizzare il disturbo ipocondriaco. Questi fattori possono essere identificati in fattori cognitivi, emotivi, distorsioni cognitive, comportamenti di ricerca di sicurezza, fattori comportamentali e modifiche fisiologiche.
Uno degli scopi centrali che la terapia cognitiva si prefigge è quello di favorire l’accettazione del rischio di potersi ammalare spostando l’accento dal terrore al rischio di potersi ammalare.
La non accettazione del rischio di potersi ammalare è uno dei fattori che differenzia l’ipocondriaco da chi è realmente malato.
L’ipocondriaco è gravato dalla minaccia di potersi ammalare è questo ne ostacola l’accettazione poiché ha ancora la “speranza” di poter evitare il danno attraverso il ricorso alla rassicurazione e altri comportamenti prudenziali come il “ pensiero magico”: se smetto di preoccuparmi, se abbasso la guardia mi ammalo davvero.
Inoltre questo atteggiamento è sostenuto da regole profonde: “non accetto di essere malato”, “non posso essere un debole”. Questi comandi interni guidano la condotta dell’ipocondriaco.
Altro obiettivo fondamentale della cura consiste nel “ricostruire” in termini più positivi la rappresentazione che il paziente ipocondriaco ha di se stesso, rappresentazione che spesso si basa su valutazioni di se stesso in termini di debolezza, gracilità, fragilità e vulnerabilità alle malattie.
Questa rappresentazione di debolezza viene spesso innescata da emozioni negative che vengono interpretate, in una sorta di circolo vizioso, come la prova di vulnerabilità.
Uno degli scopi della terapia è quello di modificare questi convincimenti focalizzando l’attenzione del paziente sulle credenze disfunzionali.
In quest’ottica, aiutare il paziente a generare ipotesi alternative, rispetto all’ipotesi “catastrofica” di avere una grave malattia, costituisce una valida strategia finalizzata a ridurre le paure.
Questa operazione va sostenuta dalla ricerca di “prove” e “controprove” tese a confermare o a disconfermare le varie ipotesi. Ad esempio, al paziente che teme di avere un cancro si chiede di monitorare i sintomi per un periodo stabilito, e trascrivere su un diario, o un grafico, le variazioni dei sintomi ansiogeni nell’arco della giornata (intensità, frequenza).
Allo stesso modo gli si chiede di annotare qualsiasi fattore in grado di ridurre (ad esempio, la rassicurazione) o intensificare ( ad esempio, l’esposizione ad informazioni sul cancro) i sintomi.
Si invita inoltre il paziente a fare attenzione a come la focalizzazione sui sintomi aumenti le ruminazioni ( preoccupazioni, timori) e di conseguenza i controlli sul corpo, innescando un sorta di circolo vizioso tesi alla ricerca di conferme della presenza di malattie.
Dr Gaspare Costa
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