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Come Vincere le Ossessioni, il Panico, l'Ansia e Vivere al meglio la tua Vita.

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Articoli divulgativi

Il potere della mente

12 Gennaio 2014 di Dott. Mario Di Nunzio 14 commenti

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Il presente articolo vuole far conoscere la fisiologia del cervello umano: come fa la mente ad intervenire, a influire o a condizionare gli organi del corpo.

Il cervello è come un grande computer: quando l’ energia mentale trova blocchi o chip chiusi, l’energia viene deviata verso alcuni centri , come l’ ipotalamo, a quel punto si avviano programmi endocrini e fisiologici.

Ma un pensiero, un’ immagine o un desiderio può dare inizio a cambiamenti fisiologici  nel nostro corpo? Certo, ma bisogna sapere come fare. Fino a qualche tempo fa non  si sapeva, era ignoto, anzi si riteneva impossibile.                                            

E’ il potere della mente.

 Non si sapeva e sembrava improbabile che qualcosa di non palpabile, non fisico, come un pensiero, fosse in grado di aumentare o diminuire i battiti cardiaci, alterare la pressione del sangue, produrre spostamenti di una certa quantità di sangue da una parte del corpo all’altra, come ad esempio nell’ eccitazione sessuale.Molti credevano impossibile che il pensiero potesse influenzare  le reazioni fisiologiche del corpo.

Questo è il potere della mente e del cervello: la capacità di influenzare indirettamente il corpo.

Ci sono organi del nostro corpo completamente involontari. Sono fuori dal nostro controllo diretto e qualsiasi sforzo cosciente non riesce a produrre alcun cambiamento: né positivo e né negativo. [Leggi di più…] infoIl potere della mente

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I motivi più ricorrenti di rottura dei matrimoni

25 Novembre 2013 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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I motivi più ricorrenti che fanno finire un matrimonio sono spesso i più banali e subdoli, perché si insinuano nell’abitudine quotidiana.

Le coppie vanno in difficoltà sempre di più e sempre più spesso non riescono ad uscire dalla crisi. Le motivazioni sono le più svariate. Ecco le più frequenti.

Finisce l’amore

Nel corso degli anni, le abitudini quotidiane e la routine possono logorare il sentimento che all’inizio la coppia provava reciprocamente.

L’abitudine può portare alla perdita di romanticismo e gli eccitanti incontri a letto di una volta possono diventare semplici doveri coniugali. Sembra che è proprio l’abitudine il nemico numero uno di un matrimonio.

Non si rispetta o non si stima più il/la partner

In ogni rapporto ci sono delle circostanze in cui si scontenta e si delude l’altro. Se queste divergenze non vengono risolte può far nascere una perdita di stima, che può diminuire giorno dopo giorno. Attenzione,quindi,  alle parole ingiuriose e alle offese che, spesso sono taglienti più della lama.

 Perdita della fiducia

Se la fiducia viene tradita e non viene recuperata, il matrimonio rischia seriamente di compromettersi.

Le infedeltà, l’incapacità di mantenere le promesse o il tradire le aspettative del  partner o della partner, la sfiducia che ne deriva può portare ad una seria caduta di stima.

Non si comunica più, o si comunica male

Quando nascono delle incomprensioni, dei dispiaceri o delle ferite emotive all’interno di un rapporto di coppia, uno dei due può ritirarsi affettivamente. Non si riesce o non si vuole più comunicare con l’altro, per paura di essere rifiutati, criticati o più semplicemente non capiti.

Problemi economici

Può sembrare sciocco ma quando due coniugi cominciano a litigare per i soldi da spendere o da mettere da parte, possono sopraggiungere delle vere e proprie fratture all’interno di un rapporto.

Problema imprevisto

A volte le coppie funzionano perfettamente fino a quando non vengono in contatto con un problema imprevisto, come la perdita di un figlio, la disoccupazione o la malattia.

Crisi gravi come queste possono unire due coniugi o, al contrario, rompere definitivamente un matrimonio.

La rottura del matrimonio, in queste cicostanze si verifica quando la coppia non ha

le risorse per superare la crisi, o quando non riescono ad unire le forze di entrambi verso una direzione.

Mancanza di interessi comuni

Molte coppie si rompono perché non condividono interessi, desideri,sogni o svaghi comuni. Ognuno comincia a praticare i propri hobby separatamente e si perde ogni vantaggio a restare insieme. Anche la condivisione di passioni, infatti, soddisfano   bisogni emotivi e interesse reciproco degli individui.

I motivi sessuali

Un matrimonio finisce (ed il partner che ha subito può chiedere un risarcimento danni) per motivi riferibili all’astinenza completa subìta, per cui il matrimonio diventa “bianco” (non consumato).

I casi del “matrimonio bianco” riguardano le diagnosi sessuologiche di vaginismo, i disturbi della erezione (impotenza) e l’eiaculazione precoce “ante portas”,ossia prima della penetrazione. In tali casi l’avvocato matrimonialista viene di solito affiancato da un bravo psicologo, con formazione specifica in sessuologia clinica.

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Come ottenere il posto desiderato

11 Aprile 2013 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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‘Come ottenere il posto desiderato’ di  Sidney e Mary Edlund è un  articolo datato, ma ancora valido. E’ pieno di consigli su come ‘vendere se stessi’ per ottenere il lavoro.  In tempi difficili come ora, è assolutamente indispensabile  saper presentare se stessi,  rendere visibile le nostre capacità,  apparire indispensabili ed emergere sulla concorrenza. 

 

 

 

 

 

 

 

Durante la grande crisi economica tra il 1930 e il 1940, un nostro vecchio amico, Arthur Booman, si presentò agli uffici della Man Marketing Clinic.  «Ho perso il posto » disse  « e temo che per me il campo dei mutui ipotecari sia ormai da escludere. Se non mi trovo lavoro nel mio ramo, dovrò accettare qualunque cosa mi capiti ».

« Aspetta » gli dicemmo « Non puoi buttar via la tua esperienza in quel campo. Hai provato a vendere i tuoi servigi ? O stai semplicemente cercando un impiego? » [Leggi di più…] infoCome ottenere il posto desiderato

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Come farsi scegliere dalla Fortuna

29 Dicembre 2011 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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Max Gunther

Condensato da ‘The Luck Factor’ 1977’ by Max Gunther

Come farsi scegliere dalla Fortuna…

Negli ultimi 20 anni ho rivolto questa domanda a più di 1000 persone: che cosa fanno i fortunati che gli sfortunati non fanno?

Le risposte mi hanno portato a concludere che cinque caratteristiche principali distinguono i fortunati dagli sfortunati. E sono convinto che moltissime persone potrebbero avere più fortuna se si preoccupassero di acquisire queste caratteristiche. Eccole:

1. Stringere molte amicizie In genere le persone più fortunate hanno molti amici e conoscenti.William Battalia, un consulente che procura dirigenti a imprese pubbliche e private e che pertanto fa la fortuna di molte persone assicurando loro impieghi assai redditizi,ha analizzato il concorso di circostanze che di volta in volta gli ha permesso di incontrare i candidati che andava cercando: nella maggior parte dei casi, li ha trovati grazie al loro giro di conoscenze.

“Le persone fortunate sono socievoli” dice Battalia.”Fanno di tutto per essere affabili.Parlano con gli sconosciuti.Sono sempre pronte a far parte d’un gruppo, a incontrarsi con gli altri, a far loro un’ accoglienza cordiale.In treno attaccano discorso con l’ uomo che siede loro accanto”.Lo psichiatra Stephen Barret afferma che i fortunati non solo hanno il dono di stabilire subito rapporti amichevoli con il prossimo, ma possiedono anche un certo magnetismo che attira le manifestazioni di amicizie altrui. Barrett lo definisce un ‘campo di comunicazione’. Egli è convinto che l’ espressione del volto,il portamento,il tono di voce, la scelta delle parole e lo sguardo creino un campo di comunicazione che gli altri avvertono chiaramente.

“Di solito sappiamo per istinto se riusciamo simpatici a qualcuno o no” dice Barrett. “Ci accorgiamo subito se una persona mai vista prima starebbe volentieri in nostra compagnia. Le persone fortunate emettono impulsi invitanti, che ci fanno sentire a ostro agio. “

Quanto più estesa è la nostra rete di amicizie,tanto più aumentano per voi le probabilità di trovare l’ occasione che aspettate. L’ attore Kirk Douglas, per esempio, riuscì a ottenere la sua prima parte di rilievo perché conosceva Laurenn Bacall,a quel tempo non ancora famosa. L’ attrice non era che una delle molte persone con le quali il giovane e socievole Douglas aveva stretto amicizia. Ma diventando amico di molti egli aveva accresciuto le probabilità di incontrare una Bacall capace di essergli di aiuto.

2. Rispettate le intuizioni L’ intuizione è una conclusione basata su dati di fatto da voi osservati, immagazzinati ed elaborati accuratamente, anche se degli stessi non vi rendete conto perché il processo di assorbimento è avvenuto a livello inconscio.

Il re degli alberghi Conrad Hilton doveva in parte il suo immenso successo a un finissimo intuito. Una volta partecipò alla vendita all’ asta di un vecchio albergo di Ghicago . Tutte le offerte, fatte in busta chiusa, sarebbero state aperte un certo giorno e, poco prima della scadenza, Hilton presentò la sua: 140 milioni e 250.000 lire.

Quella sera andò a letto con un vago senso di inquietitudine e si svegliò con il netto presentimento che la sua offerta non gli avrebbe fatto vincere l’asta. “Non mi sembrava giusta” disse in seguito. Ubbidendo a un’ intuizione, presentò un’ altra offerta: 153 milioni di lire. Fu la più alta. Quella immediatamente inferiore alla sua era di 152 milioni e 830.000 lire! L’ intuizione di Hilton derivava forse dall’ analisi inconsapevole che si erano accumulati nei recessi della sua mente. Hilton era diventato proprietario di un albergo in giovane età, e da allora non aveva fatto altro che imparare tutto quello che c’ era da sapere sull’industria alberghiera. Inoltre , al momento di sottoporre la sua offerta per l’ albergo di Chicago, conosceva di certo molte cose sui probabili competitori, anche se non riusciva a metterle completamente fuoco. Mentre formulava l’ offerta in base ai dati che gli erano noti, il suo inconscio frugava nella grande riserva di altri fatti e arrivava alla conclusione che quei soldi non bastavano per vincere l’ asta. Si fidò del suo intuito ed ebbe ragione.

Come si fa a sapere se ci si può fidare dell’ intuito? Dice una persona che se ne intende, un agente di cambio ora a riposo: “Mi chiedo: è possibile che abbia raccolto dati su questa situazione senza rendermene conto? Ho cercato di sapere tutto quello che potevo, ho fatto tutto il lavoro di indagine possibile? Se la risposta è positiva e sento che la mia intuizione è valida, la seguo . “

Due raccomandazioni. Anzitutto , non fidatevi dell’ intuito quando si tratta di lotterie o giochi d’ azzardo.

Non è possibile che le intuizioni emergano da una riserva di dati di fatto sepolti dentro di voi, perché in questi casi non esistono dati di fatto.

In secondo luogo, non l’ intuizione con la speranza. Molte intuizioni non sono che desideri sotto mentite spoglie .

3. Siate audaci. “La fortuna aiuta gli audaci “ dice il proverbio. E’ probabile che la fortuna generi audacia, ma è anche vero che l’audacia propizia la fortuna. Per agire da coraggiosi, seguiti questi consigli:

· Siate pronti ad invertire la rotta, a prendere una nuova strada quando vi si presenta una buona occasione.

· Sappiate distinguere tra audacia e avventatezza. Se rischiate tutti i vostri risparmi in un affare che vi sembra strepitoso correndo il pericolo di perdere tutto, questa è avventatezza. Se accettate un lavoro interessante, anche se v’ intimorisce il pensiero di avventurarvi in un campo nuovo, questa è audacia.

Il miliardario Paul Getty, uomo straordinariamente fortunato, prese e abbandonò più di una strada nei suoi giovani anni. S’ iscrisse all’ università con l’ idea di diventare scrittore. Poi decise di entrare in diplomazia. Finita l’ università, però si sentì attratto dal boom del petrolio nell’ Oklahoma, che stava facendo la ricchezza di suo padre. L’ industria petrolifera non era proprio la sua vocazione, ma il giovane Paul si sentì spinto ad accantonare la carriera diplomatica e tentare la sorte come prospettore petrolifero.

Mise insieme un po’ di soldi lavorando nei pozzi di petrolio scoperti da altri prospettori come lui. Il giovsne Getty era audace, ma non era avventato. Non s’ imbarcava mai in un’ impresa che, se fosse andata male, avrebbe comportato una perdita di denaro tale da metterlo in serie difficoltà. Le sue prime iniziative fallirono. Ma infine,nel 1916, trovò un pozzo che produceva in quantità. Fu il primo passo verso la ricchezza, e Getty aveva solo 23 anni.

Fortunato? Certo. Ma Getty meritava di esserlo. Aveva fatto tutto nel modo giusto. Come poteva sapere che il pozzo avrebbe reso bene? Non lo sapeva, benché avesse raccolto tutti i possibili dati di fatto. “ Un po’ di merito va ascritto sempre alla fortuna “ diceva “ e si deve imparare a credere in essa e ad accettare il rischio. SE uno vuole sicuro al 100 per cento finisce per bloccare il proprio spirito di iniziativa.”

4. Limitate le vostre perdite. Le persone fortunate abbandonano in tempo la nave che affonda. Può sembrare un’ ovvia misura di sicurezza, ma molti – gli eterni sfortunati – non imparano mai quando è il caso di prenderla. Quando ci si imbarca in un’ impresa nata male, c’è quasi sempre un momento – all’ inizio – incuise ne può uscire rimettendoci poco o niente. Ma quel momento passa in fretta. E, una volta passato, ci si trova dentro fino al collo , e a volte per sempre.

Battalia cita un esempio di sfortuna che si sarebbe potuto evitare. Un giovane chimico si era licenziato da una piccola impresa mineraria accettando un lavoro più redditizio in una grossa ditta cittadina. Sua moglie era convinta che facesse uno sbaglio e che non si sarebbe tovato bene in una grande città. Anche il precedente datore di lavoro pensa va che il giovane non si sarebbe adattato facilmente all’ ambiente di una grande impresa. Dopo qualche mese il chimico si rese conto che sua moglie e l’ ex principale avevano ragione. La vita nella metropoli non gli piaceva. Inoltre il lavoro e le prospettive erano molto diversi da come se li era immaginati. Sarebbe stato quello il momento di piantar tutto, ma il chimico continuò a sperare che dopo un brutto inizio le cose sarebbero andate meglio. Quando infine capì che le sue difficoltà non erano transitorie, ormai non poteva più disimpegnarsi.

’ difficile dire “Mi ero sbagliato “. Difficile rinunciare a qualcosa che ci è costata denaro, affetto, tempo fatiche,impegno. Tuttavia, come diceva Gerald Loeb, uno dei più abili e fortunati speculatori di Borsa dei tempi recenti: -“Capire quand’è arrivato il momento di vendere e avere il coraggio di farlo è essenziale per riuscire nella vita.”

Un banchiere svizzero divenuto miliardario con la propria attività riassume così la questione: -“Se fai il tiro alla funr con una tigre e stai per avere la peggio, molla la fune prima che la tigre ti azzanni il braccio. La fune puoi ricomprarla.” –

5. Preparatevi ad affrontare problemi. Quasi tutte le persone sono incline al pessimismo; lo difendono e lo esercitano per evitare che si intorpidisca.

Il pessimismo dei fortunati può essere sintetizzato così: “ Se qualcosa può andar male, andrà male.” Non presumere mai di essere il beniamino della fortuna. Non abbassare mai la guardia.

Uno studio compiuto in Sud Africa sugli incidenti in cui rimanevano coinvolti gli autisti di mezzi pubblici ha rivelato che i guidatori con un numero superiore al normale presentavano come tratto predominante del loro carattere un eccessivo ottimismo. Il cattivo guidatore aveva troppa fiducia nelle proprie capacità, nel buon senso e nella bravura degli altri automobilisti, e nella fortuna.

Le persone fortunate si rendono conto, molto più di quelle sfortunate, che nessuno è mai del tutto padrone della propria vita. Se insisti nell’ illusione di poterla sempre dominare, non ti prepari a difenderti dalla sfortuna, e quando ti colpisce, sei troppo demoralizzato per reagire in modo utile.

Le persone fortunate sono, per definizione, quelle predilette dalla fortuna, ma uno dei motivi di questa predilezione è che esse non presumono mai di esserlo.

Condensato da ‘The Luck Factor’ 1977’ di Max Gunther

By Dr. Mario Di Nunzio–www.psicologodinunzio.com

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Come vincere la paura di sbagliare e avere prestazioni rilevanti

22 Settembre 2011 di Dott. Mario Di Nunzio 25 commenti

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Questo articolo parla dell’ importanza dell’AUTO EFFICACIA. Descrive come raggiungere e mantenere prestazioni rilevanti,in campo motorio,atletico e sportivo. E’ un escursus sul modo di lavorare del cervello e delle strutture neurologiche coinvolte. Svela gli errori da evitare che allenatori e preparatori fanno e che poi fanno perdere le partite importanti.

L’auto efficacia è il positivo sentimento di buon funzionamento, di fiducia in noi stessi, di autostima affermativa e sicurezza sulle nostre capacità di conquista e affermazione nel mondo.

Se provo le mie capacità e vedo che riesco,man mano conquisto un senso di auto apprezzamento.

Il senso di auto efficacia raggiunto mi convince che posso avere autostima e fiducia in me stesso.

In questo studio  esaminiamo il ruolo dell’auto efficacia nelle acquisizioni delle abilità motorie e quindi, come si possono sviluppare e perfezionare  fino a diventare dei campioni.

Come si diventa campione nello sport?

Come si acquista fluidità di movimenti in tutte quelle discipline che richiedono movimento dei muscoli e del corpo?

Perché alcuni hanno grazia e disinvoltura nella danza,nel pattinaggio acrobatico,in atletica o nella ginnastica artistica ed altri sono goffi e insicuri?

Perché un giocatore professionista sbaglia a realizzare rigori negli incontri importanti della nazionale di calcio?

La risposta a queste  domande è Il nostro sentimento di AUTO EFFICACIA.

Noi ci sentiamo efficaci se abbiamo fiducia della nostra efficienza e se non interviene qualcosa, come la paura di sbagliare, che ci fa dubitare delle nostre capacità.

L’ auto efficacia funziona benissimo se non viene disturbata dall’attenzione, dal controllo volontario, dalla paura di sbagliare e dall’insicurezza.

Facciamo un esempio:prendiamo il movimento di un millepiedi.

Questo animaletto, dotato di tanti arti, non ha problemi a muoversi  con sincronismo, automaticamente e a camminare senza intralciare con i suoi innumerevoli piedi.

Si è creato un automatismo che sincronizza tutta la locomozione.  Il suo movimento e il sincronismo funziona benissimo,però, fin quando rimane inconscio e automatico.

I problemi iniziano se, per qualche motivo, viene richiamata l’ attenzione e il controllo cosciente del movimento. A quel punto il millepiedi non cammina più. I movimenti cominciano ad essere goffi, impacciati e desincronizzati.

Com’è possibile questo?

Succede che l’ impedimento viene causato dal processo di attenzione.  Il controllo volontario non ce la fa a controllare e a muovere tanti muscoli.

In termini informatici, possiamo dire che il computer cerebrale dell’ attenzione non è in grado di fare tante cose contemporaneamente, ma può svolgere solo poche azioni alla volta.

Noi possiamo rivolgere l’ attenzione ad una sola cosa,una sola elaborazione per volta. Possiamo spostare facilmente l’ attenzione e fare parecchie cose in modo seriale, ma in contemporanea è possibile fare una cosa per volta.

Quando impariamo un movimento nuovo,come ad esempio imparare a camminare da bambino, oppure quando impariamo nuovi passi di danza, o un’ atleta che prepara e apprende nuovi movimenti della ginnastica artistica, quando il calciatore  professionista lavora ore ed ore a tirare un calcio di punizione o un rigore, quando nel pattinaggio l’ atleta apprende eleganti movimenti, ed altre abilità ancora, inizialmente l’attenzione cosciente  aiuta, con l’ allenamento, a trasformare una goffaggine in un movimento sciolto e disinvolto.

Man mano che l’ esercizio procede i movimenti si affinano,le prestazioni diventano  automatiche e svolte facilmente senza pensare.

Questi automatismi sono possibili perché l’attenzione,con le sue limitate capacità, viene ritirata, le elaborazioni a livello cerebrale  e l’ intero movimento non viene più svolto dalla corteccia cerebrale, sede dell’attenzione,ma elaborato,memorizzato e salvato dal CERVELLETTO.

Il cervelletto è una struttura cerebrale di forma lamellare,collocato come una farfalla sotto il cervello,dietro al collo.

Ha una funzione multi tasking,cioè può svolgere innumerevoli funzioni contemporanee di elaborazione,esecuzione e controllo dei movimenti.

Questo agisce completamente in maniera automatica,al di fuori del controllo cosciente dell’ attenzione.

Il cervello in qualsiasi momento può riprendere il controllo e scavalcare il cervelletto,però si diventa impacciati,goffi, e insicuri.

Ricordiamo che l’ attenzione può fare  minime  operazioni contemporanee  per volta,il cervelletto,invece, ha un’elevata capacità multitasking e   può fare tante elaborazioni in contemporanea.

Il cervelletto è come se avesse tanti computer che ognuno elabora,regola,controlla,invia informazioni  e sta attento al feed back che riceve dal sistema muscolare del corpo umano.

Pensiamo a quanti muscoli sono da muovere  con precisione, controllare  esattamente e in coordinazione! Ma tutto avviene elegantemente,anzi,migliorando continuamente la  performance ogni volta che il soggetto si rende conto della sua auto efficacia (SELF EFFICACY).

Questa qualità però può avere un tracollo se la persona comincia a provare dei dubbi sulle sue capacità di performance. A quel punto la paura e la voglia di far bene costringono l’ attenzione a riprendere il controllo.

Se si cominciano ad avere delle defaillance, delle cattive prestazioni o si cerca a tutti i costi che le cose devono andare bene,  è a quel punto che le cose cominceranno ad andare male.

L’ atleta che in una gara importante vuole ben figurare, ha paura di sbagliare, e ‘ce la mette tutta’ rischia di far  fallire la prestazione.

Un uomo  che in un incontro intimo con una donna a cui tiene molto, teme  di non fare bella figura e  vuole a tutti i costi riuscire nella sua virilità,rischia seriamente di fare una pessima figura.

La potenza virile è fuori dal controllo diretto della volontà.

Se la sua mente è preoccupata e l’ attenzione è vigile, questa, nella sua pretesa del controllo, non ha la tranquillità e la fiducia per lasciare che l’automatismo  dell’eccitazione vada a richiamare il sangue che fa inturgidire gli organi sessuali.

Il giocatore della nazionale di calcio che, in finale o in una importante partita, sta per battere un calcio di rigore,se diventa cosciente di tanti occhi che lo guardano e che’non può sbagliare’,delle conseguenze negative che ne deriverà per la sua squadra, per se stesso e per la sua carriera, lascia che il dubbio e l’ insicurezza prendano il sopravvento.

A questo punto aumenterà il suo grado di attenzione per ‘mettercela tutta’. Con la paura scalza gli automatismi,  trasferisce il controllo all’attenzione,che come abbiamo visto ha scarsa capacità nell’ elaborazione dei movimenti.In questo modo si  assicura per sé  il fallimento e fa perdere la partita alla sua squadra.

Conclusione di questo primo elaborato sull’auto efficacia possiamo aggiungere che, ai fini di una grande prestazione, i calciatori della nazionale chiamati a calciare  rigori sotto gli occhi del mondo,devono fare in modo di isolarsi,di non preoccuparsi e di escludere l’ emotività. Rendersi conto di quello che sta avvenendo, causerà un ‘mettercela tutta’, che per quanto sopra spiegato causerà l’ esclusione degli automatismi e quindi la perdita della partita.

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