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Come Vincere le Ossessioni, il Panico, l'Ansia e Vivere al meglio la tua Vita.

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Home » Come fare lo psicologo a se stessi e ritrovare la serenita’

Come fare lo psicologo a se stessi e ritrovare la serenita’

12 Febbraio 2017 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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Come fare lo psicologo a se stessi

Questo articolo mostra una procedura che aiuta a risolvere problemi di attrito nei rapporti sociali, nelle difficoltà emotive e contraccolpi negativi in seguito a frustrazioni e abusi.

Con questa metodologia, per mezzo di alcune domande specifiche, puoi imparare a indagare il motivo, cambiare l’ emotività e placare la sofferenza.

Si chiama “LAVORO” . E’ tratto dal libro: ‘Amare cio che è’ di Byrone Katie(Edizioni Punto di Incontro).

Il metodo ‘IL LAVORO’ trasforma in modo rapido e radicale il modo in cui le persone considerano il loro problema. Quando si cambia il modo di concepire una certa situazione, i problemi scompaiono.

Quando siamo di fronte ad un disagio, ad una situazione stressante, ad una grande sofferenza, situazioni di rabbia o disperazione, in fondo c’è sempre un preciso pensiero, una considerazione responsabile della nostra reazione. Per sopprimere quella sofferenza e mettere fine allo stress, bisogna esplorare il pensiero che sta dietro.

Come? Con un foglio di carta, una penna e la voglia di cercare le risposte ad alcune domande particolari.

Le domande sono le seguenti:

– Chi ti fa arrabbiare, ti confonde, ti rattrista, ti delude, e perché?

– Cosa non ti piace di questa persona?

-Cosa vuoi che cambi questa persona? Cosa vuoi che faccia?

– Hai bisogno che questa persona faccia cosa per renderti felice?

– Quali esperienze non vuoi più avere con questa persona?

– E’ vero?

– Cosa saresti senza quel pensiero?

Riguardo al problema, rispondi alle seguenti domande:

1) E’ vero?

2) Puoi sapere con assoluta certezza che è vero?

3) Come reagisci, cosa succede quando credi a quel pensiero?

4) Come sarebbe la tua vita senza quel pensiero?

5) Rigiro ( o capovolgi a 180°il pensiero).

Applica con metodo questa procedura e puoi iniziare ad analizzare alcune tue reazioni alle persone che ti sono più vicine. Puoi passare poi ai problemi che ti danno più sofferenza, come ad esempio il risentimento, l’odio per se stessi,il denaro, la malattia, l’ ingiustiza, il tormento verso alcune situazioni familiari, lavorative e sociali.

Come esempio ti mostrerò IL LAVORO svolto su una situazione reale. Caso reale.

IL LAVORO

Foglio di lavoro: un problema di relazione con una collega, causa di sofferenza, astio, rabbia e disagio.

Lo psicologo a se stessi1) Chi fa arrabbiare, ti confonde, ti rattrista, ti delude e perché?

-Sono arrabbiato con la collega perché mi ruba spazio. E’ invadente, insensibile e arrivista.

Non esita a ricorrere a tutte le maniere pur di piazzarsi e spiazzare tutti. Usa mezzi illeciti per arrivare al dirigente, sfruttando l’amicizia e la possibilità di frequentarsi fuori dal lavoro.

Si prende e pretende spazi che non sono suoi.

Sono arrabbiato perché i dirigenti danno a lei tutto l’ entourage che vuole. Questa qui può fare quello che vuole, con la piena approvazione del responsabile.

Mi confonde perché può rompere le regole e passarti avanti come meglio crede, come se fosse nel suo diritto, fregandosene degli altri.

Parla male degli altri alle spalle e quindi ti rendi conto che parla male anche di te quando non sei presente.

Senti sul corpo il fastidio che non puoi stare tranquillo quando c’è lei. Senti che non puoi fidarti. E’ capace di metterti contro colleghi e il dirigente. Nessuno può stare tranquillo.

Il suo arrivismo non ha limiti. E’ una grande manovratrice: sa lodarti in maniera spropositata e questo blocca il risentimento e la tua voglia di dissenso. Sa intrecciare e tessere amicizie.

Non sai più di chi puoi fidarti ancora.

Non capisce le regole dell’amicizia. Se cadi nella sua rete è capace di metterti contro tutti.

Usa mezzi diretti per arrivare alle gerarchie superiori. Siccome è molto abile a diventare amica dei ‘capi’, sfrutta senza pudore queste amicizie. Pur essendo io di grado più elevato, non rispetta la gerarchia e pretende anche quello che non gli è dovuto.

2) Cosa non ti piace di questa persona?

Non mi piace perché non puoi fidarti. Non mi piace perché ti comunica senza mezzi termini: ‘Io sono più competente di te, più capace e meglio di te. Tu sei inferiore, hai meno capacità di me’.’Io posso fare quello che voglio, senza rendere conto o dare spiegazioni a nessuno’.

Ha la mania di grandezza e di esagerazione.

3) Cosa vuoi che cambi questa persona? Cosa vuoi che faccia?

La prima cosa che voglio è il rispetto delle regole, il rispetto dei colleghi superiori di grado, di età e di esperienza. Che la smetta con quel senso di grandezza e superiorità. Che la smetta di instaurare rapporti diretti con i capi al lavoro e fuori dal lavoro. Che la smetta di andare tutti i giorni

all’ ufficio del capo. Che la smetta con” quell’ offerte di caffè”, gli incontri fuori, le cene, gli hobby in comune, solo per ingraziarsi gli altri.

3-1 Cosa dovrebbe o non dovrebbe fare, Come dovrebbe essere o comportarsi? Che consigli darle?

Psicologo a se stessiDovrebbe capire che quello che fa non serve a nulla. Siamo in un ambiente dove gli avanzamenti di carriera si fanno solo dopo concorso, i posti e i ruoli sono già stabiliti.

4) Hai bisogno che questa persona faccia cosa, per renderti felice?

Il rispetto delle regole. Deve stare al posto suo rispettando gli altri, rispettando la scala gerarchica, l’ esperienza e l’ anzianità di servizio.

Che la smetta di vantarsi e pavoneggiarsi in maniera così plateale.

Che la smetta di andare tutti i giorni a riferire tutto, a farsi dare lavori che spetterebbe ad altri e che la smetta da farsi da tramite nelle nostre comunicazioni col dirigente.

5) Che cosa pensi di questa persona? Fai una lista.

E’ un’ egoista, arrivista e menefreghista. Passa sopra gli altri e usa gli altri per arrivare ai suoi scopi. E’ una che se la crede in modo smisurato. Non ha regole. Critica il tuo lavoro. Non ha rispetto degli altri. Di lei non puoi fidarti, ti tradisce senza timore. Mette se stessa sempre al centro del mondo.

6) Quali esperienze non vuoi più avere con questa persona?

Non voglio più condividere il lavoro con lei. Con lei va bene un rapporto superficiale e nient’altro, non un rapporto di collaborazione.

L’indagine

Rispondi e rileggi tutte le frasi che hai scritto sul foglio di lavoro, poi indaga le frasi , una alla volta, chiedendoti:

1) E’ vero?

Certo che è vero! Il messaggio che ti trasmette è che tu sei piccolo, inferiore e inesistente.

Con lei avverti sul corpo un segnale preoccupante, un crampo allo stomaco,un segnale di pericolo. Il pericolo è che i dirigenti smettono di ritenerti un valido collaboratore, ma semplicemente passi nel dimenticatoio.

Fai il resoconto e osservi che tutti i tuoi studi, corsi di perfezionamento e aggiornamenti ora non servono più a niente, al rogo. La tua preparazione non vale nulla, vale solo chi sa scodinzolare davanti al capo.

Sono incazzato come una bestia. Scopro che mi comporto in maniera strana, siccome mi manca la considerazione, ho bisogno di approvazione come un bambino. Scopro che sto perdendo la stima di me stesso.

2) Puoi sapere con assoluta certezza che è vero?

Ragiono fra me e me: ‘il capo non mi considera? Ma chi se ne frega, posso vivere lo stesso. Cosa me ne faccio della considerazione di questi capi che perdono la testa di fronte ad uno sculettamento così evidente. Basta la mia considerazione e la considerazione di altri colleghi incazzati come me’.

Però non sono sufficienti queste auto-rassicurazioni.

Me ne accorgo al mattino: devo fare uno sforzo per venire al lavoro. Prima era diverso: prima dell’ arrivo di questa, il lavoro era un piacere, tutto come una famiglia, con i colleghi si scherzava, si rideva e si collaborava. Ora sembrano tutti preoccupati ed evitanti.

3) Come reagisci, cosa succede, quanto credi a quel pensiero?

Rifletto e analizzo questo stato di disagio. Il pensiero di pericolo è l’ essere messo da parte, la scarsa considerazione, l’ idea di fare da tappezzeria.

Mi rendo conto che questa situazione mi riporta al passato, il passato che ritorna. Situazioni scolastiche vissute male a causa dell’ insicurezza e timidezza. Mi ritornano in mente alcuni episodi delle scuole superiori. Ricordo uno degli eventi più dolorosi: il professore che aveva attenzioni e apprezzamento solo per coloro che parlavano e si mettevano in mostra, ma non aveva stima e quasi provava derisione e disprezzo per i ragazzi timidi, quelli che non non partecipavano alle discussioni, e facevano solo presenza perché non sapevano farsi valere.

Nel corso degli anni ho superato molti problemi, anche grazie ad uno psichiatra che mi prese in simpatia dopo un tentato suicidio.

Da allora ho capito che la società apprezza la persona brillante, il tipo estroverso anche incompetente o stupido, ma che sa mettersi in mostra. Non ho mai condiviso questa credenza generale, ma fatto è che funziona. Infatti l’ arrivo di questa donna ha messo in ombra tanti colleghi di carattere schivo e riservato, ma veramente in gamba nel loro lavoro.

4) Come sarebbe la tua vita senza questo pensiero?

Più gioiosa e divertente, più da compagnone, senza rabbia e incavolature per i richiami poco amichevoli (a differenza di prima in cui il dirigente era più amichevole).

Mi accetterei di più anche con le mie perplessità. Sarebbe divertente scoprire il mondo anche allegro e umoristico. Rassicurante.

5) Inversione o capovolgimento (RIGIRO)

Il rigiro è un’ inversione a 180°, ossia esattamente l’opposto. Se abbiamo usato l’affermazione:

“Non voglio mai più / Mi rifiuto di…”, ora bisogna cambiare con “Sono disposto a…(collaborare)”, “Non vedo l’ora di…(rassicurarla)”.

L’ inversione o il rigiro si deve fare rigirando la frase riscrivendola.

Rigiro. Questa è l’ ultima arrivata. Non è facile entrare in un gruppo che funziona, che lavora e si conoscono da anni. E se è Lei stessa ad avere questi sentimenti di esclusione? Se il suo modo diretto è un modo goffo per ingraziarsi il gruppo? Se è lei stessa a temere di essere messa da parte e sentirsi esclusa?

Ho scritto: -“E’ un’ egoista, arrivista e menefreghista”.

RIGIRO

E’ generosa, collaboratrice e attenta.

-“Passa sopra gli altri e usa gli altri per arrivare ai suoi scopi”.

RIGIRO

Lavora con fervore ed è diretta.

–E’ una che se la crede in modo smisurato. Non ha rispetto degli altri. Di lei non puoi fidarti, ti tradisce senza timore. Mette se stessa sempre al centro del mondo”.

RIGIRO

Osservando con occhi diversi, questa donna è molto presa dal suo impegno e dal suo modo deciso di farsi apprezzare

-Non ha regole. Critica il tuo lavoro. Non ha rispetto degli altri.

RIGIRO

Può essere un suo modo diretto di lavorare e di dare suggerimenti?

“Questa donna dovrebbe essere gentile con me”, diventa: “ Io dovrei essere gentile con lei”.

Forse farei bene a rivedere ‘il mio passato che ritorna’ e a non entrare in ansia quando mi sento messo in disparte , come spesso mi succede (quando penso di far tappezzeria).

Il LAVORO svolto su questa situazione mi ha fatto riconsiderare il comportamento di questa donna. La considerazione di assenza di minaccia nei miei confronti ha fatto finire l’ansia e ha dato fiducia al suo modo di fare.

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