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Come Vincere le Ossessioni, il Panico, l'Ansia e Vivere al meglio la tua Vita.

Studio di Psicologia specializzato nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo, Attacchi di Panico, Giochi d'azzardo.

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I Traumi Psicologici

28 Dicembre 2010 di Dott. Mario Di Nunzio 2 commenti

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A qualcuno può capitare prima o poi,nel corso della vita, di subìre un trauma.
Questo disturbo può insorgere in seguito ad un evento particolarmente grave:  situazioni in cui si è rischiato di morire o si sono subite gravi lesioni, oppure questi stessi eventi sono accaduti… …a familiari,  a persone particolarmente vicine. Oppure  è capitato a persone estranee, ma  che ci trova coinvolti per il nostro lavoro che ci obbliga a prestare soccorso. Si può subìre un trauma anche solo aver  assistito all’ evento.

Fra gli esempi più comuni di questi traumi ci sono: gli incidenti automobilistici, incidenti sul lavoro, terremoti, azioni terroristiche, un  lutto, violenze fisiche e sessuali.
I sintomi del Disturbo Post-Traumatico da Stress (o P.T.S.D.) sono variabili da persona a persona. Nella maggior parte delle volte questa esperienza viene  superata in modo graduale. In una minoranza di casi, invece, si può sviluppare un Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD), il cui sviluppo o meno  può dipendere dalle caratteristiche di  personalità, dal contesto sociale e dalla natura degli eventi subìti.
In ogni caso  perché si possa parlare di un vero e proprio Disturbo Post-Traumatico da Stress i sintomi devono durare almeno un mese.

Il PTSD si può manifestare attraverso questi sintomi:
1)Sintomi intrusivi
L’episodio traumatico tende ad essere rivissuto dalla persona, in uno o più modi diversi: possono essere presenti sogni che riguardano l’evento,ma anche immagini, pensieri o percezioni relative all’evento (suoni, sensazioni tattili, sapori, odori, emozioni) che vengono spesso in mente contro la volontà e senza che la persona lo voglia.
Si può provare notevole disagio quando ci si trova di fronte a situazioni che in qualche modo ricordano l’episodio traumatico. Per esempio, in una persona che è stata traumatizzata da un incidente automobilistico, sentire il suono di una frenata di un’automobile,  può suscitare ansia, paura o spavento.
In casi particolari, il rivivere l’evento traumatico prende la forma di veri e propri flashback, cioè il comportarsi o il sentire come se l’evento traumatico fosse nuovamente e realmente presente.
Nei bambini il trauma può essere rivissuto attraverso sogni, incubi o rappresentazioni degli eventi nel gioco e nel disegno.
2) Sintomi di evitamento e di attenuazione della reattività generale
Chi ha subito un trauma,  normalmente, cerca di evitare i pensieri, i ricordi, le sensazioni, le emozioni ed i discorsi relativi al trauma. Ugualmente cercherà di evitare situazioni, persone o luoghi che le possano ricordare quanto è accaduto.

A volte è possibile che una o più parti del trauma siano dimenticate o molto confuse oppure come se la memoria per gli eventi fosse “bucherellata”.
La persona può sentirsi demotivata, priva di prospettive e di interesse per le cose che prima la entusiasmavano, può sentirsi distaccata dagli altri.
3) Sintomi di aumentata attivazione
Può capitare che la persona che ha subìto un trauma abbia una o più di queste difficoltà: difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, a concentrarsi su un compito, reazioni esagerate di allarme e di paura, scoppi di rabbia eccessivi o inopportuni.
Questi sintomi possono comparire immediatamente dopo l’evento traumatico, ma anche a distanza di molti mesi.
Quando i sintomi spariscono spontaneamente, nella metà dei casi ciò avviene entro tre mesi dalla comparsa dei sintomi stessi.
In una percentuale minore di casi i sintomi persistono negli anni,potendo durare anche per decenni.

Non aspettare che passi da solo,questo può durare tanti anni,oppure rimanere per sempre.  Esiste una terapia specifica per i traumi.  In breve tempo puoi stare meglio. Contatta un terapeuta specialista  E. M. D. R . Il mio numero 334 60 64 105 per avere informazioni e avere un consulto.

Dott. Di Nunzio Mario

Un trauma  è una esperienza scioccante che  segna  profondamente  la persona che l’ ha vissuta.
Cosa fare se avete subito un trauma,  un incidente , un abuso, un lutto  o una brutta situazione dalla quale non  riuscite a dimenticare? Chiama subito chi può darti una mano.

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Video Anti Depressione

14 Dicembre 2010 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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Video Anti Depressione per non chiudere la porta ai tuoi sogni e iniziare alla grande la tua giornata.

Video Anti Depressione

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La potenza del Subconscio

3 Novembre 2010 di Dott. Mario Di Nunzio 2 commenti

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La potenza del Subconscio

Il subconscio ha una forza curativa miracolosa che fa guarire corpo e anima.

Nelle parti più recondite del vostro subconscio si nasconde una scorta inesauribile di possibilità,di predisposizioni e di talenti che aspettano solo di essere sviluppati e di trovare espressione.

Nel subconscio si nasconde un’infinita sapienza e un’ infinita potenza; questi saranno nostri non appena siamo capaci e disposti ad accettare questa forma di insegnamento.

Quello che occorre è imparare ad adoperare il nostro inconscio in maniera corretta.

Coscienza ed inconscio

Immaginiamo un giardino e noi stessi immaginiamoci giardinieri e curatore del nostro giardino.

Se la cura è scrupolosa, noi possiamo piantare i semi in questo terreno fertile, fiduciosi di raccogliere fiori profumati e frutti succosi.

Lo stesso vale nel giardino del nostro subconscio. Il tipo e la qualità del seme dipenderà dalle nostre abitudini mentali. Ciò che pianteremo nel nostro subconscio, crescerà a prenderà forma nel nostro corpo o nella nostra vita. Senza indugio dobbiamo iniziare a instillare nel nostro subconscio pensieri di pace, di felicità, di comportamento onesto, di buona volontà e di benessere.

Se seminiamo positivo e allontaniamo al più presto la negatività, i cattivi pensieri, le invidie, le malignità e il cattivo umore, i pensieri positivi formeranno un humus fertile del nostro giardino e del nostro subconscio che ci farà raccogliere frutti prodigiosi.

Se vogliamo che la nostra vita abbia un andamento positivo,dobbiamo diventare padroni incontrastati dei nostri pensieri. Non appena i pensieri positivi che abbiamo instillato nel nostro subconscio saranno di natura positiva,armoniosi e pacifici, il subconscio rivelerà la sua magica efficacia,creando condizioni di vita armoniose e piacevoli.

Tutto si svolgerà al meglio. Non appena saremo in grado di controllare i nostri pensieri, potremo impiegare le forze del nostro subconscio per risolvere qualsiasi problema e difficoltà.

Forse qualcuno di voi mi starà chiedendo: “è troppo facile parlare così, perché Lei può seminare liberamente nel suo terreno, nel giardino e nel suo subconscio. Io non sono così libero: ogni mattina e durante tutto il giorno ci sono motivi che mi angustiano, che mi rattristano, che mi mettono in ansia e mi spaventano. Come faccio a liberarmi di queste serpi di questa palude salmastra che mi aggrappano,mi punzecchiano e sono loro i padroni dei miei pensieri?”

Per riprendere il controllo del proprio subconscio e svuotarlo dai pensieri negativi, non c’è altra soluzione che lo scioglimento e la risoluzione dei conflitti mentali. Per riappropriarsi dell’ enorme energia che viene dissipata, o che si perde e che si sciupa nei circuiti difettosi dei traumi, nei vissuti di un’ infanzia infelice, di una triste storia o di un presente infelice, è necessario il coraggio di un lavoro a ritroso, nella propria mente, fatto da solo, o meglio con l’aiuto di chi può aiutare. Tutta l’energia mentale,ora dispersa in tanti rigagnoli inutili,viene completamente recuperata e messo a disposizione della persona.

Per eliminare la discordia, il caos, le privazioni e tutto ciò che nuoce al piacere della vita, bisogna affrontare il problema alla radice:riorganizzare completamente il nostro pensiero cosciente e costituire, nel mondo dei nostri pensieri e delle nostre idee, un ordine tutto nuovo.

La maggior parte delle gente cerca di mutare le circostanze e i fatti esterni con mezzi esterni. Ma è sempre il nostro mondo interiore,i nostri pensieri,le nostre sensazioni e idee che crea il mondo esterno.

Il nostro subconscio reagisce in base al nostro modo di pensare. Se la coscienza è ricolmo di paure,timori e preoccupazioni, questo fatto scatenerà, nel nostro subconscio, uno stato d’animo negativo,che si ripercuoterà sulla nostra coscienza sottoforma di pensieri cattivi,disperazione e panico.

Nel caso in cui ti trovi in una situazione simile, cerca di affrontare le tendenze negative che si impongono nel tuo inconscio in modo deciso e in piena coscienza. In base alla padronanza e alla autorità che abbiamo sulla mente rivolgiamoci ad essa in questo modo: “Stai calmo e stai tranquillo! Io sono il Signore e tu devi sottostare ai miei ordini. Quì non c’è niente per voi,pensieri negativi, andatevene!”

E’ estremamente avvincente e interessante osservare come un discorso deciso e convinto sul subconscio possa riportare quasi di colpo l’equilibrio psichico andato perduto.

La coscienza ha lo stesso ruolo del timoniere o del capitano sul ponte di una nave. Fissa la rotta e trasmette agli uomini della sala macchine gli ordini necessari. L’ equipaggio nella stiva della nave non si chiede quale sia la meta del viaggio,semplicemente obbedisce agli ordini. Il capitano è il Signore della sua nave e tutto avviene per sua volontà.

Non si può tergiversare:il marinaio deve eseguire semplicemente i suoi ordini.

D’ altronde, è proprio per il fatto che deve sottostare agli imperativi della coscienza che viene chiamato’ subconscio’.

Il subconscio esegue infatti tutti gli ordini che la nostra coscienza gli fa pervenire,sia come ordini diretti che come giudizi o convincimenti.

Per il nostro benessere e salute mentale è prioritario, ri-prendere il controllo della propria vita.

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Terapie psicologiche per smettere di fumare

14 Marzo 2010 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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Ci sono molte metodologie di carattere psicologico che possono essere prese in considerazione quando si vuole smettere di fumare.

Spesso vengono associate diverse metodologie al fine di ridurre sia i sintomi della dipendenza fisica da nicotina che psicologica dalla sigaretta. Ne vediamo alcune:

Ipnosi: Praticata da un esperto ipnologo,l’ipnosi  sopprime il desiderio di fumare e rafforza il desiderio di smettere agendo o immettendo motivazioni inconsce.

L’ipnosi,nel tabagismo, è utilmente impiegata per riprogrammare e costruire il futuro senza la sigaretta.

Terapia comportamentale prevede comportamenti alternativi alle abitudini del fumatore. Ad es.: una volta smesso,nei primi giorni di astensione, dà indicazioni su un comportamento positivo per avere successo(es.: evitare di avere in casa sigarette,accendini o altri oggetti che richiamano il desiderio,ecc). Suggerimenti su come utilizzare efficacemente incentivi,premi e punizioni. Utilizzo quotidiano del “Diario del Successo”.

La Terapia strategica breve è estremamente efficace nel tabagismo  (es.: prescrizioni di fumare il doppio delle sigarette fumate normalmente.ecc.).

La P.N.L. (o Programmazione Neuro Linguistica) addestra al cambiamento istantaneo del Modulo Fumatore a quello NON Fumatore, (come in “Io Posso Dominare il Fumo”)

LaTerapia Cognitiva,in questo settore, va a modificare le resistenze e le convinzioni dei fumatori. Una diffusa convinzione dei fumatori è,ad esempio:fumare è un piacere da cui difficilmente ci si può distaccare.

Supporto psicologico individuale: Mediante incontri con lo psicologo si focalizza l’ attenzione sui comportamenti legati al fumo,si mettono in luce le resistenze che bloccano e trattengono nel vizio, rafforza l’autostima e i punti di forza.

Supporto psicologico di gruppo: Si tratta di incontri con altre persone che stanno tentando di smettere di fumare. Il confronto tra le varie esperienze permette di acquisire sicurezza, sconfiggere l’ansia causata dall’astinenza e rafforzare le motivazioni a smettere. Se fatto bene, il trattamento di gruppo può agire alla stregua dei gruppi “Anonima Alcolisti”. L’aiuto reciproco fa aumentare decisamente la probabilità di riuscire e aiuta a rimanere lontani dal fumo anche a distanza di tempo.

N.B.Molte tecniche su riportate sono in: ‘Io Posso Dominare il Fumo’

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Automatismi Mentali

25 Febbraio 2010 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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Sai perchè certe abitudini come fumare o mangiare troppo sono difficili da abbondonare? Perchè sono automatismi mentali profondamente radicati nel nostro cervello. Lo sa bene chi ha provato senza successo. Fumare, mangiarsi le unghie, abbuffarsi di dolci…

…usare la macchina anche per brevi tragitti: sono molte le cattive abitudini che costellano la nostra giornata e che meriterebbero di essere abbandonate a favore di comportamenti più ragionevoli.

Un compito difficile, come dimostrano gli studi sull’efficacia delle campagne e degli incentivi a cambiare stili di vita: in quasi tutti i casi, dal fumo all’obesità, la letteratura medica registra sonore delusioni se non si conoscono le motivazioni profonde che legano al problema. Questo vale anche quando scendono in campo esperti e psicologi.

Nel caso del fumo sono state scoperte resistenze psicologiche nascoste e profonde che se non sono portate alla luce,analizzate e neutralizzate,rendono inefficaci ogni campagna di salute pubblica e aumenta il disagio della persona che vuole cambiare abitudine o stile di vita,vedi ad esempio il fenomeno della DISSONANZA COGNITIVA ed altre forme di resistenze psicologiche (descritta in Io Posso Dominare il Fumo)

«La battaglia più dura è quella che conduciamo con i pazienti per modificare le abitudini errate», spiega Maria Letizia Petroni, medico dietologo e nutrizionista presso l’Istituto auxologico italiano di Piancavallo, un centro dove vengono trattate sia forme di anoressia sia forme di obesità grave con un approccio multidisciplinare, e in cui si dà molto spazio agli aspetti psicologici.

«Il problema è che ancora oggi l’approccio prevalente, almeno da parte dei medici, è quello prescrittivo: “non devi fare così, devi fare cosà”. Ma non basta, perché non tiene conto di quanto radicati sono, nel quotidiano, certi gesti. E non serve nemmeno far leva sulla riprovazione o sui giudizi poco lusinghieri. Non si fa altro che paralizzare le persone, impedendo loro di prendere in mano la situazione».

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La lezione di quel primo lavoro

23 Febbraio 2010 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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Saggio scelto  dal  dott. Di Nunzio M.  by www.psicologodinunzio.com

LA LEZIONE DI QUEL PRIMO LAVORO di Randy  Fitzgerald

Il segreto di una carriera brillante  si nasconde spesso nelle pieghe  di un inizio illuminante. Ecco cinque casi esemplari.

IL CAPPELLAIO

Sono cresciuto nei quartieri poveri  di Filadelfia, e a quei tempi i minorenni trovavano facilmente lavoro, se  lo volevano. Io  ci fui costretto: mio padre ci aveva abbandonati e mia madre  aveva bisogno di aiuto.

All’ inizio  feci il lustrascarpe,  e una  volta ebbi come cliente il proprietario di una fabbrica di cappelli da donna  che mi propose  dopo un po’ di fare saltuariamente il fattorino per   lui. Accettai  e poi, quando ebbi 14 anni, cominciai ad andare regolarmente in fabbrica. Per il mio lavoro, che consisteva  nel cucire   gli orli dei cappelli, guadagnavo  5 centesimi di  dollaro l’ora.

Un giorno il proprietario  mi chiese di andare ad aiutarlo durante il fine settimana: doveva preparare la collezione autunnale.  Ma io avevo già  preso impegno  di accompagnare la mia ragazza al  luna-park.  “Ti  sembra logico andare a spendere  soldi, invece di guadagnarli?”   mi domandò. E così  andai a lavorare.

Un’ altra volta mi disse: “Sai, potrei  far comprare alla gente  aspirapolvere cromati senza alcuna difficoltà  prima  di riuscire a convincerla a comprare azioni.” “ E che cosa sono le azioni?” domandai.  Mi presentò  un agente di cambio  che mi consigliò  di comprare   un’ azione  di un’ azienda  che mi piacesse.   Adoravo la Pepsi-Cola,  e  così acquistai  una sua azione.  Costo: 18 dollari. Da quel  momento  cominciai a leggere le pagine finanziarie per controllare  come si comportava  la “mia” impresa.     Ben presto  comperai  altre azioni, e prima  di andare all’università  le rivendetti  a 28  dollari l’una. Dopo la laurea mi dedicai  al mercato azionario  per assicurare  il futuro alla mia famiglia.

Persi il posto  alla fabbrica di cappelli  quando avevo 16  anni.  Un  operaio  denunciò il  mio capo al ministero del Lavoro  e un ispettore  comunicò a mia madre  che l’ uomo che mi aveva assunto mi stava sfruttando.   Sfruttando!  Quel lavoro aveva deciso  il corso della mia vita.

Walter Williams è titolare  della cattedra di Economia alla George    Mason University in Virginia, scrive regolarmente  su vari giornali  ed è autore di quattro libri.

LA  COMMESSA

Mio padre  aveva un negozio  di alimentari  e uno   di  fiori  a Monroeville, una cittadina dell’ Alabama. Io aprivo i pacchi, ordinavo  i fiori  e preparavo  composizioni  floreali.  A 12  anni  mi alzavo alle 5  del mattino per servire  i braccianti che compravano  il  cibo per il pranzo prima di andare  a lavorare  nei campi  di  cotone.

Come tutti bambini, anch’io  all’ inizio  non facevo  sempre il lavoro  in maniera impeccabile. Quando  avvolgevo le pile di monete in fogli di carta  prima di depositarle in banca, spesso mi stancavo  e ne lasciavo  alcune sparse in giro. A volte, quando pulivo il contenitore  della carne  e non  lo facevo tornare splendente  come avrei dovuto, mio padre  mi costringeva  a riprendere  la spazzola  e ricominciare tutto da capo. La mia paga era di dieci dollari la settimana, e  poiché  adoravo leggere, ma ai ragazzi neri  non era permesso andare in biblioteca a quel tempo, ne spendevo la metà  per comperare libri, e mettevo  da parte il resto  per  l’ università.

Un giorno stavo leggendo  in  negozio  e non mi ero accorta  dell’ arrivo di  un cliente. Mio padre, infuriato, sbottò: “Non  essere  mai scortese con i clienti  perché è grazie a loro che tu puoi comperare quei libri.”  Non ho mai scordato  queste  parole. Tutto ciò che ho conquistato  nella vita  lo devo a quel  lavoro.

Marva  Collins  ha fondato e dirige  la   Westside Preparatory     School  di Chicago.

IL MARINAIO

La nave mercantile sulla quale ero imbarcato  era salpata  da tre o quattro giorno da Honolulu   e diretta  alle Filippine quando fummo sorpresi  da un tifone.  La  nave  era in balia   delle onde  e una decina di fusti di petrolio  da 190 litri, spezzate le rizze, cominciarono a rotolare  per il ponte.  Un  uomo solo non  sarebbe mai riuscito    ad assicurare e legare  i fusti  ma, lavorando  tutti insieme, noi dell’ equipaggio potevamo proteggerci a vicenda  mentre  prendevamo al laccio i fusti e tornavamo a rizzarli.

Anni dopo, durante la seconda guerra mondiale, ero su una nave  che faceva parte di un convoglio di una cinquantina di  unità adibite  al trasporto di munizioni. Quand’ero di guardia in plancia,  d’inverno, dovevo stare all’ aperto anche mentre imperversava  una burrasca nell’Atlantico settentrionale.  Avevo il  viso  e i vestiti incrostati di ghiaccio.  Le quattr’ ore del mio turno  sembravano non finire mai, ma mi insegnarono  alcune cose di fondamentale importanza:  a far bene  il mio lavoro  e a capire che tipo di marinaio fossi. La sicurezza  di tutti a bordo  dipendeva da  ogni singolo  membro dell’ equipaggio.

Considero  tutt’ora  quei giorni  come una lezione  di solidarietà umana, perché se non fossimo restati uniti  e solidali, saremmo finiti tutti in fondo al mare.

Lane Kirkland  è presidente  della  AFL – CIO (Federazione del lavoro  e Confindustria americani).

IL CADDIE

Durante gli  anni della  depressione, quando frequentavo  la scuola media superiore, trascorrevo i fine settimana  facendo il  caddie  (il portamazze) sui campi da golf.     Quelli  di noi che arrivavano per primi  avevano la sicurezza di lavorare. Mia madre  si alzava alle  4    del mattino  per prepararmi  la colazione, in modo  da farmi arrivare  sempre per tempo sul  campo.

Nel secondo anno di “servizio” mi venne  l’ idea  di proporre  ai giocatori  di chiedere espressamente  i miei servigi   come portamazze.  Ero  molto intimorito, perché si trattava di persone di un  ceto  sociale  molto elevato, ma la fortuna mi assistette. Durante  una partita, un banchiere  al quale stavo portando le mazze sbagliò il colpo e  mandò la  pallina dritta nel  laghetto.  Mi sfilai immediatamente  i pantaloni, entrai in acqua  ed esplorai il fondo con i piedi  finchè non trovai la  pallina.    Il banchiere  aveva un’ aria talmente soddisfatta  che mi venne il coraggio  di fargli la mia richiesta, e da quel giorno  mi volle sempre  al suo fianco  sul campo di golf.

Una volta rotto il ghiaccio, tutto divenne più semplice,  e imparai  a chiedere consiglio, referenze e aiuto  a chi  stava sopra di me.    Se non si fa bene il proprio  dovere, non serve a niente, ma se ci si mette  impegno, gli altri danno volentieri una mano.   Per  avere successo,  dobbiamo diventare tutt’uno con i  nostri obiettivi.    Ma è anche importante  avere  il coraggio  di chiedere aiuto.

Curt Carlson è a capo di un impero  di 75 aziende che  ogni anno fattura  milioni di dollari.

IL RAPPRESENTANTE DI SAPONETTE

Tornato civile,dopo aver fatto in Marina la  seconda guerra mondiale, non avevo le idee chiare sul mio futuro. Non provai la strada delle assicurazioni,ma finii per fare il rappresentante  di saponette  per lavanderie  e ospedali.  Ben presto capii di essere un venditore nato.

Ricordo l’incontro con il responsabile delle vendite in tutto il paese:  naturalmente era molto soddisfatto di sè, e stava guadagnando un sacco di soldi. Ma io mi chiesi se vendere saponette  era veramente ciò che volevo fare  per il resto della mia vita.

Poi un giorno  incontrai un tipo  che vendeva spazi pubblicitari  per la Wor  Radio di New York. Mi fece visitare gli studi  e rimasi incantato nell’ osservare  la messa in onda di un programma basato sulla trattazione di un argomento di attualità. Fu come una folgorazione: seppi,di colpo,che volevo lavorare per la radio. Riuscii ad ottenere  un posto come venditore di spazi commerciali per la Wor,una vera potenza potenza nel settore. Me la cavavo egregiamente, perché  credevo in quella professione.

Quando si è giovani  e ci si sente  insoddisfatti, bisogna avere il coraggio di cambiare, perché si possiede ancora la flessibilità necessaria  per apprendere nuove cose.

Se non si ama la propria attività dal profondo del cuore, è importante cambiare, indipendentemente da quanto si guadagna. Nessuno può far bene un lavoro  per 40 anni se non se ne appassiona.

Frank  Shakespeare  è stato  presidente  della rete televisiva  CBS – TV Services, direttore  dell’ U.S.  Information Agency  e Ambasciatore degli Stati Uniti in Portogallo (1985-87) e presso  il Vaticano (1987-89).

A cura del dott. Di Nunzio Mario,  by www.psicologodinunzio.com

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