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Come Vincere le Ossessioni, il Panico, l'Ansia e Vivere al meglio la tua Vita.

Studio di Psicologia specializzato nel Disturbo Ossessivo-Compulsivo, Attacchi di Panico, Giochi d'azzardo.

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Nello Studio dello Psicologo

23 Febbraio 2010 di Dott. Mario Di Nunzio 1 commento

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Nello Studio dello Psicologo, dalla parte del paziente.

I pensieri segreti e le aspettative del paziente

Nello Studio dello PsicologoHai bisogno di affrontare e risolvere problemi di ansia,di panico,depressivi o relazionali, insomma contattare uno psicoterapeuta e iniziare una terapia. Cosa ti aspetti da questa?

Seguiamo passo passo il percorso, perchè, in realtà, il percorso di una Psicoterapia non è molto conosciuto.

Primo incontro. [Leggi di più…] infoNello Studio dello Psicologo

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Codice Uomo Codice Donna

12 Settembre 2009 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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Codice Uomo – Codice Donna

La sociolinguista Deborah Tannen ha analizzato gli stili di conversazione tra uomini e donne per cercare di capire perché ci sono così tante difficoltà a comprendersi.

Il dialogo    fra l’ uomo e la donna , fra marito e moglie, fra un ragazzo e una ragazza   o fra un bambino e una bambina  è come una sorte   di comunicazione  tra due culture diverse. Si parla la stessa lingua , lo stesso linguaggio, ma non ci si capisce.

Una donna si innamora di un uomo  perché vuole in lui un ORECCHIO  GIGANTE:   non solo per attrazione, ma qualcuno che l’ ascolta.

-1°  esempio.   Capita spesso che le donne parlando ai loro uomini non  si sentono capite nelle loro intenzioni ,  ci rimangono male e   si  offendono.

Cosa è successo?     Gli  uomini   anziché ascoltare, condividere  o comprendere, offrono   soluzioni .  Non è  quello che lei  voleva   e  ci è rimasta male.  L’uomo non capisce  perché Lei ha reagito in quella maniera.

Gli uomini offrono soluzioni  ai problemi. Essi si sentono   solutori  di problemi: un problema , una critica o una lagnanza   delle loro donne  costituisce  per loro  una sfida alla loro capacità di trovare  una soluzione.

Gli uomini si sentono frustrati quando non vedono  gratitudine in un problema risolto.

Le donne  amano prendere insieme  qualsiasi decisione e mai farebbero progetti  senza prima chiedere consenso  o parlarne col marito.

Per gli uomini  consultarsi  con la moglie equivale  a chiedere  il permesso. Questo implica  che non si è indipendenti e liberi di agire da soli.  In questa maniera   ha l’ impressione  di essere come un bambino. Ciò è offensivo per lui e oggetto di sfottò da parte  degli altri uomini.

Per le donne  consultarsi  con gli altri  non ha a che fare  con l’ indipendenza , ma una ricerca di  maggiore intimità.

Lei ci rimane male  se il suo uomo  prende decisioni  da solo o se le  prende parlando con altri (  o con sua madre ! ).

Per gli uomini è fondamentale ragionare in termini di INDIPENDENZA.

Secondo questo filtro  possono fraintendersi   anche situazioni  che non hanno nulla di offensivo.

–  2)L’ osservazione dello STILE  COLLOQUIALE   è utile per capire le innumerevoli incomprensioni fra l’ uomo e la donna.

Lo stile COLLOQUIALE   maschile  è del tipo up / down:   io sono superiore / tu sei inferiore    ( reazione suscitata   nell’ interlocutore: difesa e irritazione

Lo Stile   colloquiale femminile ,   a differenza di quello maschile, considera    il  mondo una rete di legami ,  una ricerca di conferme e sostegno  e di negoziati per l’ intimità  per raggiungere il consenso.

3) INDIPENDENZA /  DIPENDENZA

La donna parla di più nell’intimità, mentre l’uomo vorrebbe approfittare dell’intimità per riposare e rifare il pieno di energie, finalmente in silenzio.

L’uomo tende a parlare di più quando è in pubblico, o come scrive Tannen “l’uomo fa discorsi che le donne fingono di ascoltare”, perché per la donna conta soprattutto l’intimità, e non lo statuto.

Gli uomini tendono a parlare in pubblico soprattutto quando parla una persona alla volta, mentre le donne si trovano più a loro agio quando c’è una molteplicità di voci e di discorsi.

Deborah Tannen afferma: “bisogna imparare la lingua dell’altro sesso”

La gestione delle emozioni

Esistono  quattro modi di percezione della realtà: il modo fisico, emotivo, intellettuale e spirituale (nel senso relazionale del termine).

Mentre le donne possono più agevolmente muoversi da una modalità all’altra, gli uomini si troverebbero più a loro agio nei modi fisico e intellettuale. Per esempio l’uomo ha pensieri tristi o felici (modo intellettuale) ed esprime i suoi sentimenti con il corpo (modo fisico): l’azione è la sua priorità.

La donna, invece, prova tristezza o qualsiasi altra emozione anche in assenza di una particolare ragione, e questo è molto difficile da capire per un uomo. Mentre l’uomo esprime la sua spiritualità in modo fisico, per esempio costruendo musei o cattedrali, o intellettuali, per esempio diventando teologo o filosofo, la donna vive e descrive la sua esperienza spirituale in modo molto più diretto, e in termini emotivi: la priorità delle donne è la relazione con l’ambiente.

-Per l’uomo l’emozione è l’espressione di un problema o di un conflitto: per lui si tratta allora di trovare la fonte dell’emozione per farla scomparire, e ritrovare la pace dello spirito.

Per la donna, l’emozione diventa un pretesto per la relazione: la donna la vuole esprimere, condividere e riceverne in cambio le emozioni dell’interlocutore.

Se una donna esprime le sue emozioni a un uomo, questo potrà pensare automaticamente di essere parte del problema, o una delle cause di queste emozioni, e può allora reagire difendendosi o offrire soluzioni per risolvere quello che lui percepisce come un problema.

L’uomo funzionerebbe in modo razionale e sequenziale, e vorrebbe fare l’amore allo stesso modo: il desiderio è la causa del rapporto, le carezze sono il mezzo più veloce per arrivarci, e l’orgasmo reciproco è l’obiettivo ultimo. Funzionando in maniera lineare, l’uomo sarebbe in genere meno flessibile, mentre la donna vorrà modificare questa pianificazione per aggiungere fantasia alla relazione: parlare d’amore senza farlo, accarezzarsi e toccarsi ma senza necessariamente desiderare il rapporto o l’orgasmo.

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Guarire con le Costellazioni

6 Settembre 2009 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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Guarire con le “Costellazioni Familiari”

Bert Hellinger, ha perfezionato un sistema semplice e rigoroso, detto delle Costellazioni Familiari, che permette di mettere in evidenza conflitti, tensioni e legami carichi di malessere, presenti all’interno di una famiglia, per poi arrivare ad una soluzione positiva.

Attraverso le Costellazioni Familiari possiamo capire che la nostra vita spesso viene condizionata da sentimenti e comportamenti che non sono nostri, ma che appartengono ad altri membri della famiglia, magari scomparsi da tempo.

Per esempio, se un membro di una famiglia è stato escluso o dimenticato, a causa di un tragico, succede che un altro membro delle famiglia, della generazione seguente sostituisca inconsciamente l’escluso e ne imiti la sorte con azioni e sentimenti simili o cercando di seguirlo nella morte.

ALLA SCOPERTA DEI “LEGAMI INVISIBILI”

Il lavoro con le Rappresentazioni Familiari mostra chiaramente che esiste un vincolo particolare, come un legame biologico, con tutti i membri della nostra famiglia, mentre in genere pensiamo che solo i parenti conosciuti personalmente siano importanti per noi, nel bene e nel male e ci abbiano dato la loro impronta.

Esistono legami invisibili e non percepibili anche con quei familiari che non abbiamo mai conosciuto e di cui non abbiamo mai sentito parlare.

Si è scoperto che una famiglia è un sistema o campo energetico in cui governano determinate leggi. Una famiglia, attraverso parecchie generazioni, può essere paragonata ad una struttura dove, ad una disarmonia sorta in un punto qualsiasi, segue subito una reazione in un altro punto.

I figli sono destinati a riequilibrare il sistema, poiché prendono su di sé tutte le energie presenti per far sì che la famiglia, come sistema globale, sia di nuovo in ordine.

Dunque ciò che viene represso nella famiglia non svanisce nel nulla, ma si aggira come uno spettro nel sistema. I nuovi arrivati, i figli, sentono l’energia, l’accolgono e la vivono; a quel punto sono “irretiti”, intrappolati per amore, con i loro antenati, ne assumono cioè sentimenti e destini.

Che cosa avviene quando per esempio qualcuno muore da piccolo, adolescente o giovane? Questa morte ha conseguenze assai profonde per i sopravvissuti, poiché in essi si sviluppa una specie di senso di colpa per essere ancora in vita, mentre il fratello o sorella è mortoire.

E’ assai frequente allora che subentri un’attrazione per la morte. Qualcuno sarà portato a seguire il destino. Costui andrà verso la morte dandosi agli eccessi e alla droga. “Ti seguo”, rappresenta la frase interiorizzata di cui tuttavia non sono consapevoli.

Sovente le malattie gravi in giovane età hanno cause di questo tipo e la volontà di vivere risulta indebolita e il corpo reagisce con la malattia.

Se muore uno dei genitori, nelle Costellazioni si vede la stessa attrazione che uno o più figli manifestano: “Ti seguo cara mamma , caro papà”.

Se la madre è malata, il figlio può star male perché nel suo intimo agisce di nascosto la convinzione: “Se anche io mi ammalo, posso liberare mamma dalla malattia, se muoio per lei, lei potrà vivere”.

Se un familiare è stato escluso, messo in disparte, sopraffatto, deriso, oppure è la “pecora nera” della famiglia, o se si sono fatte ingiustizie nell’ eredità, anche i destini di chi è stato escluso si ripetono. Allora chi viene escluso di regola viene rappresentato da un membro nato successivamente e che si impone un destino simile. La legge naturale impone che nessun membro familiare può essere dimenticato.

COME SI SVOLGONO LE “COSTELLAZIONI FAMILIARI” IN UN SEMINARIO

Tramite rappresentanti maschili e femminili, la famiglia dell’interessato è rappresentata davanti ai suoi occhi. Si parte da una domanda, ad esempio un figlio continua a provare depressione resistente a ogni cura, sensi di colpa e desiderio di morte (la madre è morta nel darlo alla luce), la Costellazione cercherà la Soluzione a questo problema.

Deve allora esporre brevemente i fatti essenziali della sua famiglia senza commenti o interpretazioni. Sceglierà poi, tra i partecipanti al seminario, un rappresentante per sé e per gli altri membri della famiglia, dando a ciascuno un posto e una direzione, nel massimo silenzio.

Terminata questa prima parte si siede e osserva l’insieme, fino alla fine sarà un osservatore che lascerà agire su di sé ciò che il conduttore e i rappresentanti dicono e fanno, avendo straordinariamente accesso ai sentimenti e ai rapporti del membro familiare corrispondente.

Perché accade e come questo avviene è un fenomeno per ora inspiegabile: si pensa che si può riportare al processo noto come “campo morfogenetico”, elaborato dal biologo R. Sheldrake.

I rappresentanti hanno dunque accesso ad una coscienza che appartiene alle persone di cui occupano il posto, arrivando anche ad esprimere sintomi e reazioni corporee della persona in questione, di cui ignorano tutto.

Sulla base di quanto espresso dai rappresentanti, il conduttore interviene spostando le varie persone, rappresentanti di familiari. Questi spostamenti ha l’ effetto di modificare e migliorare le relazioni, ciò fa sì che spariscono le tensioni e nel sistema torna la pace, assecondando quindi i movimenti dell’anima che ci portano verso la riconciliazione e l’amore maturo, reintegrando anche le persone escluse o dimenticate. A questo punto, l’interessato riprende il suo posto nella rappresentazione.

LA SOLUZIONE

Esempio di una costellazione
Il figlio sta ad una certa distanza dalla madre e non osa guardarla: quando il conduttore lo avvicina alla madre, non riesce quasi a guardarla negli occhi perché si sente colpevole della sua morte. La madre guarda invece il figlio con amore.

Il cambiamento e la trasformazione avvengono quando il figlio va davanti alla madre, si inchina profondamente e dice:”Tu sei morta quando sono nato. Ti ringrazio per la vita che mi hai dato e la accetto anche al prezzo che ti è costata”. Allora la madre:”E’ il rischio che corro come madre e me lo assumo in pieno. Fa’ della tua vita qualcosa di buono affinché la mia morte non sia invano”. Improvvisamente il figlio può alzare lo sguardo, sentendo e accogliendo l’amore della madre.

Se il figlio non vuole vivere, il sacrificio della madre è stato vano, lei vuole che suo figlio conduca una vita piena e felice. Se il figlio rispetta la madre e il suo destino, scopre l’amore della madre e accetta con gratitudine il sacrificio di lei e in sua memoria vive al meglio.

L’amore cieco e infantile si trasforma in una forma più adulta e consapevole. L’amore adulto ci fa vedere l’altro e il suo destino, e ce li fa rispettare entrambi.

PER INFORMAZIONI
Studio di Psicologia – Corso Umberto 1°,46
66050 San Salvo (CH) Tel. 334 60 64 105
e-mail: mardinunzio@tele2.it

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Le costellazioni familiari-Influenza degli avi sulla famiglia

22 Agosto 2009 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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LE COSTELLAZIONI FAMILIARI:Influenza dei genitori, parenti
o antenati sulle problematiche familiari o  aziendali.

Bert Hellinger ha scoperto il procedimento per mettere in luce dinamiche, vincoli e trame

negative nelle famiglie con problemi o nelle attività lavorative mal funzionanti.

Hellinger ha scoperto che ogni famiglia o gruppo è regolato da legami nascosti, legami  segreti,

i cosiddetti “ordini dell’amore”.

Scoprendoli e mettendoli in scena con un metodo,denominato: “Costellazione Familiare”,

si riesce a comprendere il mal funzionamento del gruppo familiare o

del gruppo di lavoro. Capita che inconsciamente si vive il destino di

un altro familiare e quel comportamento spesso   non è il nostro.

Hellinger ha scoperto che un gruppo familiare rispetta e agisce in base a tre regole principali.

Queste sono:

– APPARTENENZA,

– ORDINE GERARCHICO

– EQUILIBRIO

In breve significa che:

– Nessun membro della famiglia può essere escluso;

– L’ordine di nascita deve essere sempre rispettato: (vale per tutti: vivi o morti, anche nei casi

di aborti,di handicap, di più relazioni o più matrimoni);

– La legge dell’ equilibrio dice che se qualche predecessore, in passato,ha commesso

qualcosa, senza pagare o ri-pagare per l’ atto compiuto, qualcuno successivamente pagherà

ed espierà quella colpa. (Ad es.: un’ eredità percepita ingistamente,una sopraffazione,

un omicidio,un suicidio, un abuso.)

Dinamiche familiari errate, come un ordine di nascita non rispettato, un familiare che non viene

rispettato o tenuto da conto, segreti, tabù, sensi di vergogna per un comportamento

di un familiare e che si cerca di nascondere o di estrometterlo, una relazione o un matrimonio

finito e che si cerca di non volerne più sapere, può causare strani destini in alcuni

componenti della famiglia.

Qualche elemento della famiglia per effetto di identificazione, o per necessità inconscia

di espiare, porterà il peso di un destino di un altro, con incapacità ad amare o prenderà

malesseri resistenti alle cure e che, in alcuni casi, può condurre fino alla malattia o alla morte.

Ad esempio, le persone del nostro passato familiare che tendono ad essere dimenticate sono in

genere quelle a cui la vita si è allontanata dalla norma.

Sono coloro che, in un modo o nell’ altro,hanno sofferto a causa di circostanze insolite,

come: morti premature,suicidi,atti di particolare violenza subiti o inferti.Talvolta sono le pecore

nere: i  play boy,i fuggitivi, quelli di cui “sarebbe meglio non parlare”.

Ma sono proprio loro, le persone di cui sarebbe meglio non parlare, che più degli altri

è necessario ricordare.

Un membro morto della famiglia che non è ricordato può avere una forte influenza

sull’ intera famiglia. Qualcuno della generazione successiva vorrà seguirlo. Una delle

possibili conseguenze è che una persona non si permetterà di vivere pienamente, e

che si comport icome se fosse morta.

Con i gruppi di COSTELLAZIONI FAMILIARI si può scoprire anche la incapacità ad amare.

Nel lavoro sulle dinamiche familiari ,Bert Hellinger ha individuato due cause di sofferenza.

La prima, che solitamente ha origine nelle generazioni precedenti, è rappresentato

dall’ “irretimento” che proviene dal non rispetto delle leggi su esposte (Appartenenza,Ordine

ed Equilibrio).

La seconda causa di sofferenza risiede dal cosiddetto “Movimento Interrotto”.

Questo avviene se da piccoli c’è stato un ritrarsi emotivo nei confronti del bambino, da parte

della madre o del padre: un rifiuto da parte loro, per il loro carattere, la loro incapacità a

infondere affetto e a rispondere in modo caldo ed amorevole, o per la loro momentanea

assenza. Da grande succede che pur volendo l’amore e l’ attenzione di una

persona, si teme di essere rifiutati, di non essere accettati, di essere feriti. Insomma, pur volendo,

la paura ci bloccae ci fa arretrare.

Così continuiamo a desiderare fortemente qualcosa ma allo stesso tempo evitiamo

qualsivoglia possibilità di ottenerlo.

Tale esperienza è alla base di numerosi comportamenti nevrotici. I gruppi di Costellazione,

rappresentando la situazione iniziale in cui si è vissuto il rifiuto, il ‘rappresentante’ del genitore

rifiutante, scusandosi accoglierà la persona impaurita e riluttante, allargando le braccia in

un caldo abbraccio,in un fiume di emozioni, ristabilendo il legame interrotto.

I gruppi di Costellazioni Familiari servono a portare alla luce irretimenti o blocchi inconsci

che rendono difficile la vita di coppia, e le relazioni in genere. I gruppi servono ad

alleviare situazioni difficili legate a divorzi, separazioni, adozioni, morti precoci, aborti,

bambini difficili, ecc., ad attenuare e comprendere disturbi fisici e psichici di ogni genere.

Articolo Correlato: A cosa serve e come si fa un gruppo di Costellazioni familiari

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Per costruire il vostro successo

15 Luglio 2009 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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Recensione del Dott. Di Nunzio Mario

Per costruire  il vostro Successo (di     Norman Vincent Peale)

Molti  non riescono nella vita unicamente per mancanza di fiducia in se stessi. Questi suggerimenti, frutto di una lunga esperienza, potranno  aiutarvi  a mettere in luce il meglio di voi.

Dopo aver ascoltato per 30 anni le confessioni di persone afflitte da guai  di ogni sorta, credo di conoscere bene tutti, o quasi tutti, i problemi che   angustiano l’ uomo su questa terra. Uno, però, è talmente comune  che lo considero  la malattia fondamentale dell’ uomo.  E’ il problema   della persona che non realizza appieno  le proprie capacità e che è perfettamente cosciente;  che è profondamente  infelice, ma che sembra  del tutto incapace  di fare qualcosa per rimediarvi.

Di solito al giudizio  di chi, come me   ha scelto il ruolo di dare consigli,le difficoltà  della persona  che gli siede di fronte non sembrano  mai così insormontabili: ma chi  vi è direttamente coinvolto è  invece sicuro di non potervi far fronte.  Per quanto sembri dotato  di un’ intelligenza normale, di un’ istruzione adeguata e di tutti  quei requisiti   necessari  per condurre un’ esistenza felice, è del tutto incapace di profittarne. La sua vita è come annebbiata, sfocata, priva di energia, senza scopo.

In tipi del genere ricorrono sempre tre  caratteristiche deleterie:  inerzia, mancanza di volontà, sfiducia in se stessi.  Una volta, mentre  passeggiavo in un parco  (ricordo era una giornata d’ autunno, e speravo di trovare qualche spunto per un  consiglio), mi imbattei   in un giovane che  rastrellava  le foglie morte in un prato. Lo conoscevo di vista e gli chiesi come se la passasse. Si strinse alle spalle. “Come vede, ho fatto ben poca strada” rispose.

“Dov’è che vorresti arrivare?”

Mi guardò scuro in volto. Poi disse: ”Magari lo sapessi !”

“Ma che cosa sai fare meglio? “

Scosse la testa : “Credo proprio di non essere bravo  a far niente.”

“ E allora, cos’è che ti dà più soddisfazione?”

Aggrottò la fronte. “Niente in particolare.”

“Senti” gli dissi “  ti ho fatto  tre domande  fra le più importanti che si possano rivolgere   a una persona  e tu  mi hai dato  tre risposte che  non dicono niente. Stasera, quando tornerai a casa , siediti  al tavolo, armato di carta e matita, e non  alzarti  finchè non avrai risposte alle mie domande. Troviamoci di nuovo qui, domani , alla stessa ora. Riprenderemo  il discorso che abbiamo lasciato in sospeso.”

Sembrava esitare, ma alla fine accettò. Quando c’incontrammo, il giorno dopo, mi disse  che gli sarebbe piaciuto svolgere  un’ attività manuale, ma non troppo impegnativa intellettualmente; che credeve di essere abbastanza tagliato  per la meccanica;  e che nella vita  sentiva soprattutto il bisogno di avere uno scopo, una via da seguire.  Poco tempo dopo  trovò  un lavoro  in fabbrica di   materiale edilizio. E’ diventato presidente  dell’ impresa  per cui lavora?  No, ma oggi è caporeparto e la sua vita  è felice e operosa. Aveva solo bisogno  di una spinta per smettere  di condurre  un’ esistenza  sbiadita.

Nel corso della mia vita ho conosciuto tante persone con problemi simili a quelli  sofferto  da questo ragazzo, e ho finito  con lo stabilire  una serie di norme per aiutare tutti coloro  che, giovani  o vecchi, sentono  il bisogno  di mettere  in luce il meglio di sè.  Queste norme, in tutto, si riducono a  otto, ma che costituiscono un metodo di autodisciplina alquanto  difficile.  Tuttavia, quelli che si sforzeranno di metterle in pratica,  diventeranno più  felici, più volitivi e più capaci.

1.     Stabilire in modo specifico la meta  cui si vuole arrivare.

Non  basta dire  “Voglio essere felice” o “Voglio far soldi” o  “ Voglio essere una persona migliore”.    Si deve stabilire  con esattezza ciò  che si vuole  e quando lo si vuole.     Bisogna dirsi   “ Voglio diventare infermiera diplomata entro tre anni”  oppure diventare   direttore commerciale di questa ditta, direttore  di quel giornale, addetto agli acquisti di quel grande magazzino, in quattro, cinque  o sei anni.

Un sistema pratico è quello di scrivere su un foglio di carta l’ obiettivo che ci si è prefissi e la data entro  cui  si intende raggiungerlo; sistemare  il foglio vicino al letto e leggerlo ad alta voce ogni mattina, appena svegli.  L’indeterminatezza è il segno inconfondibile di una mente  che non sa mettere a fuoco i  propri pensieri. Vale la pena di sbarazzarsene presto.

2.     Servirsi dell’ immaginazione per potenziare la volontà di riuscire.

E’ inutile  proporsi uno scopo se poi  non  si ha la ferma volontà di raggiungerlo. I sogni ad occhi aperti e i pii desideri non bastano; bisogna aver dentro di sé  un desiderio fortissimo e ardente. Nessuno però, dall’ esterno, può suscitarlo : bisogna crearlo  e alimentarlo da  soli con la costante , vivida immagine  dei benefici che si trarranno dall’aver raggiunto il traguardo. Chiedetelo pure a chiunque  sia riuscito  a eccellere in un qualsiasi campo. Vi dirà che la chiarezza di  propositi  e l’ intensità  del desiderio di  riuscire sono gli ingredienti principali  della formula magica  per il successo. Se non vi preme veramente di arrivare, non arriverete mai dove vi siete  proposti.

3.     Essere disposti a pagare il prezzo di ciò che si vuole ottenere.

Se lo scopo che si intende raggiungere è alto,bisogna esser  disposti  a pagare  un prezzo altrettanto alto. Lavorare sodo,correre rischi, far sacrifici, subire sconfitte  son tutte cose da mettere nel conto. Non sarà possibile concedersi il lusso della pigrizia o il piacere di distrazioni  frequenti. Quando  ci si propone  uno scopo,  gioverà ricordare  che se  non si è disposti  a pagare un certo prezzo  per  conseguirlo, sarà tutta fatica sprecata.

4.     Trasmettere al proprio inconscio gli impulsi giusti.

Questo è di vitale importanza. L’ inconscio è una grande dinamo, ma è anche un computer  che deve essere debitamente programmato. Se  all’ inconscio arrivano di continuo paure, ansie, previsioni pessimistiche è difficile  che esso risponda con qualcosa di  costruttivo. Ma se a livello  del pensiero cosciente  sarà  sempre mantenuto  un obiettivo  chiaro e distinto , è certo  che prima o poi  l’inconscio lo accetterà  e comincerà  a fornire al pensiero  cosciente progetti, idee, intuizioni e tutta l’ energia necessaria  per conseguirlo.

5.     Essere disposti ad accettare la sconfitta, ma  solo temporaneamente.

Un  tale  che  ha compiuto  uno studio approfondito  su alcune personalità  che sono riuscite a eccellere  in vari campi mi ha detto  di aver notato  che costoro avevano una sola qualità comune:  la tenacia.  Si riprendevano  e tornavano a lottare   anche quando  una lunga serie di avversità avrebbe indotto  la maggior parte  degli altri a darsi  per vinti.

Non molto tempo fa ho rievocato in un convegno  la storia di queste persone.  Nel ’31 gli affari gli andarono male e fallì.  Nel  ’32 cercò di essere eletto a una carica pubblica  e venne sconfitto. Subì  un nuovo rovescio finanziario nel ’34.  Nel ’41  ebbe un esaurimento nervoso. Sperò  invano che il suo partito lo nominasse candidato per l’ assemblea legislativa nel  ’43.  Nel ’55 si presentò alle elezioni  per la Camera alta e non riuscì ad ottenere il seggio. Fu sconfitto  di nuovo nel ’58. Era nato per perdere, dissero alcuni. Ma nel 1860 quest’uomo – Abramo Lincoln – fu eletto presidente degli Stati Uniti. Aveva saputo accettare la sconfitta, ma solo temporaneamente.

6.     Convincersi  che il pensiero può influire  sulla realtà.

Per la maggior parte  delle persone è molto difficile  capire  che la forza più poderosa del mondo  è un’ idea che abbia messo radici nella mente umana.

Eppure è così.

Non molto tempo fa, in Australia, ho conosciuto un uomo straordinario, un certo Bert Walton. Questi raccontò come per moltissimo tempo – a cominciare  dai  primi anni  di scuola, e poi in seguito sul lavoro – non aveva fatto altro che collezionare insuccessi. Dopo aver cambiato parecchi impieghi, alla fine aveva trovato  un posto alle dipendenze  della filiale australiana di una grande ditta straniera. Anche lì cose andavano di male in peggio, quando un dirigente  della casa madre  venne a parlare ai dipendenti  australiani. Fu proprio  una frase del suo discorso a fare su Walton un’ enorme impressione: Si può sempre  riuscire – se si è convinti  di poter riuscire.

“Tutto ad un tratto  mi resi conto  che la ragione  per cui non riuscivo  mai a niente  era la mia inveterata  abitudine a considerarmi un fallito”  mi disse.  “Era questa convinzione  a creare  quello stato di cose , e non il contrario. Perciò decisi  di cambiare  l’idea  che avevo sempre  avuto di me. Mi  dissi: -Sono certo di  poter diventare direttore  di questa ditta  per  la Nuova Galles del Sud. Anzi sono più che convinto  di poter diventare  direttore   per tutta l’ Australia.”  Mi ci volle  molto tempo e molta fatica,  ci furono molti contrattempi, ma finii  per diventarlo. Poi entrai nel ramo dei grandi magazzini, e mi dissi:  “Credo che potremo fare di quest’ azienda  una delle più importanti di tutta l’Australia.”    E anche questo finì per avverarsi.  Sono un uomo come tanti altri, ma avevo fatto mia un’ idea straordinaria  e a essa avevo tenuto fede.”                 Che cosa era accaduto a quell’uomo?    L’ idea, come uno specchio ustorio, aveva concentrato i raggi del suo carattere  su un obiettivo ben definito con tale intensità  che elementi  fino allora inerti erano come divampati. L’idea non  è nuova. Nella Bibbia è ripetuto   più volte:   “Abbiate fede,  e niente vi sarà impossibile.”  Una promessa  sconcertante, certo,  ma profondamente vera.

7.     Non mettersi mai in stato d’accusa.

Tempo fa venne a trovarmi  un tale   dicendo che voleva parlarmi. Aveva l’aria abbattuta e nella sua voce  c’era il tono dello sconfitto.   “Sono un commesso viaggiatore”   mi disse “ e guadagno abbastanza da vivere,  ma il mio è un lavoro senza importanza. Sono quasi sempre  angosciato e depresso. Mi può aiutare?”

“No”  gli risposi  “non posso  certo entrare  nella  sua testa  e rimetterne in sesto il meccanismo. Ma  forse  potrò suggerirle come, da solo,  lei potrà aiutare sé  stesso.  Anzitutto  non vada in giro con la schiena  curva in quel modo : cammini a testa alta. In secondo luogo, non disprezzi la sua professione. Nella nostra società i venditori  sono come  i cuscinetti a sfere sui quali si muove l’industria;  se non fosse per loro, l’ intero sistema  economico  si arrenderebbe. Infine, perché  non la smette di considerarsi un verme e non prova   invece  a ricordare  che è creatura di Dio? Lei è suo figlio. E se è vero, come è vero, che lei  è importante per il Signore, chi le dà il diritto  di andare in giro proclamando  di non essere nessuno?”

Continuammo a parlare  ancora per qualche tempo. Poi l’uomo  mi ringraziò  e  se ne andò, assorto nei suoi pensieri.  Spero che abbia imparato, o  almeno  incominciato a imparare, l’ importanza di non mettersi in stato di accusa.

8.     Non tarparsi le ali creandosi alibi.

Questo è tipico  delle  persone  che non sanno dare un senso alla propria esistenza. Non fanno che ripetere: “Non è il momento”  o “Non  ho le qualità necessarie”. Oppure  ricorrono ai  “se” :    “Se avessi più soldi, se fossi più colto…, se non fossi così legato…”   Gli alibi  continuano all’ infinito e non servono  che a rafforzare  le tre caratteristiche  negative  ricordate all’inizio:  Inerzia,  mancanza di volontà, sfiducia in se stessi.  Per diventare una persona che sa dare un senso alla propria vita bisogna bandire  le idee che tendono  in  un modo o nell’ altro  a limitarci.    “Non  credo nelle circostanze” disse   George   Bernard Shaw una volta. “Le persone  che fanno strada sono quelle che vanno in cerca delle circostanze   di cui  hanno bisogno e che, se non le trovano, se le creano.”

Platone ebbe a dire  che una vita senza autocritica  non è degna di essere vissuta. Questo  è vero oggi  come era vero  23 secoli fa.  Perciò sottoponiamo  a un esame  la nostra vita. E se scopriamo  che è priva di senso, decidiamo a darglielo.

Cominciamo oggi stesso.

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L’ansia generalizzata

30 Giugno 2009 di Dott. Mario Di Nunzio Lascia un commento

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Disturbo d’ Ansia Generalizzata

“Se  soltanto riuscissi a controllare la mia  Ansia! Sono molto brava a preoccuparmi”,  diceva Giusy.  “Se dessero un premio alla più grande preoccupata del mondo, lo vincerei di sicuro “.

I familiari  la prendevano in giro   chiamandola  “Signorina Preoccupazione”, ma  ultimamente  la sua ansia sfuggiva  al suo controllo : non riusciva a dormire , il cuore le batteva  all’ impazzata, stava spesso male di stomaco e il giorno prima era quasi svenuta per un capogiro .

Ogni tanto ci sentiamo un po’ ansiosi.  Qualche volta  è perfettamente normale  preoccuparsi  e persino  provare reazioni fisiche legate alla  preoccupazione.

Alcune  persone però si preoccupano  a tal punto  e provano  sintomi fisici  legati  alla preoccupazione tanto intensi da costituire   un vero e proprio  handicap emotivo  che impedisce loro di condurre una vita sana e felice.

Queste persone, sempre preoccupate, possono soffrire di una  patologia conosciuta  come  Disturbo da Ansia Generalizzata  (G A D).

Il G. A. D.  è caratterizzato  da due componenti principali. La prima è una irrealistica  o eccessiva  preoccupazione  o ansia  per un  elevato numero di attività, come una possibile disgrazia  a una persona  cara che non corre  alcun pericolo, o la  preoccupazione  immotivata  per le proprie finanze o per la sicurezza  del proprio impiego.

Nei bambini e adolescenti  questo disturbo può assumere  la forma di ansia  e preoccupazione  per il rendimento scolastico, atletico, e o per i rapporti sociali.

La seconda componente  del disturbo d’ ansia generalizzata  è una varietà di sintomi , per lo più fisici, spesso presenti nei momenti di ansia.

Essi comprendono  una sensazione  di debolezza , disagi muscolari,irrequietezza e facilità  a stancarsi. Altri sintomi  del disturbo  da ansia  sono la difficoltà  a respirare, il battito cardiaco  accelerato, o le palpitazioni, mani  sudate o fredde e umide,bocca secca, capogiri o sensazioni  di vuoto alla testa,disturbi gastrointestinali, vampate di calore o brividi, orinazione frequente.

Altri sintomi del G A D sono senso di agitazione o di nervi scossi, eccitabilità eccessiva,  difficoltà di concentrazione o di memoria, difficoltà a dormire, irritabilità.

Per rientrare nella sintomatologia di Ansia Generalizzata, devono essere presenti almeno tre  di questi sintomi, nei momenti di preoccupazione, e la persona deve averne sofferto  per la maggior parte del tempo  in un periodo di almeno sei mesi.

Fortunatamente, la maggior parte dei malati di disturbo d’ ansia  possono essere aiutati  con tecniche specifiche  di terapia  cognitivo-comportamentale, con l’ E M D R, Ipnosi con tecniche  EMDR ,tecniche di rilassamento per vincere l’ ansia o volendo andare ancora più lontano, alle radici del disagio, con le le costellazioni familiari. Quando è necessario, ossia quando  l’ansia è continua e molto elevata, è utile l’aiuto dei farmaci.

Ricordate, è meglio evitare tante sofferenze. Per affrontare questa patologia, che crea  sofferenza e restringimento dello spazio di vita, la  migliore  cosa è consultare uno specialista psicoterapeuta.

Altre notizie sull’ ansia:   Cosa fare con gli attacchi di Panico

Informazioni su come affrontare l’ansia: Per vincere l’ ansia- Esercizi
Informazioni su come affrontare l’ansia  e il panico: Come vincere l’ansia

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