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Il disturbo ossessivo inizia con un “E se.…?”

26 Luglio 2022 di Dott. Mario Di Nunzio 2 commenti

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Il disturbo ossessivo inizia spesso con un “E se.…?”

Il disturbo ossessivo inizia con un E se...Il disturbo ossessivo inizia quasi sempre con un “ E se…?”

Questo report vuole approfondire “ E se…?” 

Apriremo una porta sulla radice dell’ansia e della paura che alimentano il Doc, con l’approfondimento del ‘Condizionamento Classico’ di I. Pavlov. La lettura del presente elaborato porterà a scoprire il ruolo importante del sintomo, non più visto come un nemico, ma una guida verso lo schema profondo che mantiene il disturbo.

L’ analisi di alcune forme ossessive più frequenti (Doc relazionale, Doc omosessuale, Doc aggressivo,ecc), attraverso la Terapia della Coerenza, farà scoprire gli errori terapeutici e il motivo della loro resistenza.

Ma perché è così temuto? Cosa sta a significare “ E se…? E’ apportatore di ansia e angoscia?

“E se…?” è la porta di ingresso al loop, al circuito dell’ ossessione.

Per il docker “ E se…?” è una forma di paura, di angoscia ed ansia.

Cosa significa?

Vuol dire che sta arrivando uno scompiglio, una tempesta emotiva.

“ E se mi ritorna quel pensiero? E’ inaccettabile, non lo voglio! Quel pensiero non deve manco entrare nella mia mente!”

Questo è quello che pensa la persona sofferente di ossessione o di fobia.

“ E se…” significa pericolo, senso di impotenza, mancanza di controllo sulle operazioni mentali.

“ E se…?” sta a significare inizio di pensieri cattivi, fissi, intrusivi e ingovernabili. Pensieri e immagini ripetitive e senza controllo. Visione di immagini inaccettabili che, come in una televisione mentale, propina una rassegna di eventi catastrofici di cui non si ha la facoltà di cambiarli, fermarli o buttarli via.

E se…mi tornano quelle brutte immagini che mi mostrano che posso far male al mio bambino, o a mio marito, o ai miei genitori?”

E se… mi tornano quei dubbi sulla mia relazione affettiva, della mia insicurezza verso il mio ragazzo ?

“E se…mi tornano quei dubbi sulla mia identità sessuale, con quelle brutte immagini, di persone del mio stesso sesso, proprio durante l’ atto sessuale?”

“E se…mi vengono immagini di pedofilia ?

“E se…mi torna la paura di perdere il controllo e metto in atto comportamenti antisociali inaccettabili? Di gridare, o immaginare cose sconce, in chiesa, in un evento importante? Offendere mia moglie, mio marito, o immagini di nudità dei miei genitori?

L’elenco potrebbe continuare a lungo perché sono vasti gli ambiti personali.

“E se…” rappresenta dunque una grande paura.

Nel disturbo ossessivo il sintomo ha la funzione di informare e cautelarsi da un guaio grande: una minaccia insopportabile e inaccettabile.

Ad esempio, nel doc relazionale la minaccia più grave è la fine del rapporto affettivo.

Nel doc omosessuale la minaccia è la scoperta dell’omosessualità, ritenuta un pericolo personale. L’appartenenza ad una categoria ‘diversa’ non è accettabile. Il deludere gli altri (i genitori, la cerchia degli amici), impossibilità di costruirsi una famiglia con figli, ecc. E alla fine il pericolo è evitare la catastrofe, l’emarginazione e il rimanere solo.

Nel doc aggressivo il sintomo sta allertando l’attenzione per una minaccia di compiere, contro la nostra volontà, azioni ignobili la cui realizzazione porterà dolore, disconoscimento sociale, isolamento, sensi di colpa, indegnità, abbandono, carcere, solitudine e rifiuto.

Nel doc blasfemo, come in altre forme di disturbo ossessivo, il sintomo non è un atto di accusa: ” Tu sei così! Tu desideri queste cose e allora devi essere punito! Tale peccato ti porterà a non essere più ben voluto, a meritarti l’inferno, il rifiuto, la condanna, la dannazione e la solitudine”.

Il sintomo è una difesa contro questa eventualità.

Insomma il sintomo sta ad avvisare: “Ecco quello che succede se…”. Poi la televisione mentale, con le sue immagini fa vedere quello che succederà “se accadrà quella catastrofe”.

Ma tutte queste conseguenze non interessa ai fini terapeutici.

È inutile impostare una terapia per bloccare i sintomi. Attraverso il sintomo, invece, si risale alla radice dell’ansia e della paura. Si va a scoprire lo schema interiore che ha bisogno del sintomo per evitare quello che si teme, quello che il Doc sta evitando in tutti i modi, ossia il verificarsi della grave minaccia.

Terapia della coerenza

La terapia della coerenza non ritiene il sintomo come un nemico da estirparlo a tutti i costi, ma comprende il suo messaggio e il suo meccanismo di difesa.

Utilizzando il sintomo è possibile risalire e individuare gli eventi negativi del passato che hanno associato un fatto, una situazione o un evento spiacevole.

Lo schema emotivo profondo ha memorizzato un’ associazione che genera paura, ansia e angoscia che alimentano i sintomi.

Questa associazione è chiamata ‘condizionamento classico’ ed è stata scoperta dal medico e fisiologo russo Ivan P. Pavlov all’ inizio del secolo scorso.

Il condizionamento Classico

Pavlov, ai tempi della scoperta, lavorava nel suo laboratorio, avendo accanto a sé il suo cane. Al momento del pranzo, divideva ciò che mangiava col suo cane. Per caso successe che dandogli da mangiare suonò un campanello. Dopo alcune ripetizioni di scampanellate il cane si allertava in un’ attesa festante, anche se il cibo non arrivava.

Praticamente il cane aveva associato il suono del campanello all’ arrivo del cibo. All’ ascolto del campanello il cane cominciava a scodinzolare e si metteva in attesa della ‘ricompensa’ del cibo.

Pavlov, incuriosito da questo comportamento, escogitò un altro esperimento.

Accensione di una luce rossa e contemporaneamente una bastonata.

Solo dopo poche ripetizioni, alla visione della luce rossa il cane guaiva e scappava via impaurito.

Il cane aveva associato la luce rossa al dolore della bastonata, quindi emissione della paura che faceva scappare via il cane (risposta avversativa + evitamento).

Questa associazione si imprime profondamente nel cervello emotivo e richiama la paura ad ogni stimolo che lo ricorda anche lontanamente.

Questo fenomeno si chiama ‘ Condizionamento Classico’ ed è attivo su tutti gli esseri umani e animali.

Questa scoperta è stata una pietra miliare nel campo della psicoterapia.

Dall’apprendimento classico di I.Pavlov sono derivate importanti indirizzi terapeutici che vanno dalla terapia comportamentista ortodossa, la terapia cognitivo-comportamentale, all’attuale “terza ondata” di terapie cognitivo-comportamentali, come la terapia di accettazione e impegno (A.C.T.) (Hayes, Strosahl e Wilson, 2003).

Molte patologie hanno un nucleo profondo di associazione: evento spiacevole – dolore-ansia-paura- fuga.

Il disturbo ossessivo compulsivo ha nel suo nucleo profondo ansie e paure dovute ad apprendimenti derivanti da associazioni e condizionamenti.

Il condizionamento classico nel Doc.

C’è da dire che la persona crede realmente che se perde il controllo può succedere quello che teme (la catastrofe), per questo mette in atto i sintomi.

I sintomi del Doc sono: Pensieri continui e intrusivi, immagini di quello che potrebbe accadere, attenzione ininterrotta, necessità di tenere il controllo, ansia, rituali e compulsioni.

A cosa serve il sintomo?

Ad allarmare per la presenza di una minaccia. Ad allertare ed evitare che succeda l’irreparabile, qualcosa di inaccettabile.

Cosa succede quando si verifica: “ E Sè…?”

La locuzione ” E se…” è l’apertura, l’entrata nel problema. L’impatto iniziale verso qualcosa di inaccettabile.

” E se…” può essere la condizione di impotenza del paziente, ossia la paura di non poter bloccare i sintomi del Doc.

Nella mente c’è stata un’ associazione / apprendimento causa di ansia e paura, che giustificano la presenza dei sintomi ossessivi .

La paura è tanto forte, il pericolo è così elevato che si pensa di non avere la capacità e le risorse per affrontarlo, e si ha bisogno di aiuto (i sintomi).

Paura e condizionamento classico nel Doc

Nel doc relazionale le domande:” è sicuro che è l’uomo adatto per me ?”.

“Ha questi difetti. È sicuro che posso accettarlo così? Sono sicura di amarlo? Non ho le farfalle allo stomaco. Vuol dire che non è la persona che amo?“.

Il dubbio è associato all’ insicurezza, alla convinzione di non poterci fidare di noi stessi

Alcuni esempi di condizionamento nel Disturbo ossessivo compulsivo

Ad esempio, nel doc relazionale la minaccia più grave è la fine del rapporto affettivo.

In un certo momento della relazione affettiva iniziano dubbi del tipo: “Ma sei veramente innamorata/o? Ti piace ancora? E’ vero amore? Non senti più ‘le farfalle nello stomaco’, non è che stai facendo un grave errore?…”.

Il problema è partito dal punto interrogativo: “E se non è l’uomo della mia vita? “

Verifica:” Ci sono le farfalle allo stomaco? “

Anche qui ci sono dei test. “Se queste verifiche non sono positive allora dovrò lasciarlo?”

Questo è il condizionamento

La minaccia è la paura della fine del rapporto affettivo, contro la nostra volontà.

Questo perché si ha sfiducia in noi stessi. Una forma di condizionamento e apprendimento che non permette di credere in noi stessi e difendere la nostra scelta.

Come se ci fosse una figura genitoriale che sta sussurrando: “ tu non puoi e non devi fare scelte autonome. Io non mi fido di te! Tu non puoi fidarti delle tue scelte! Sicuramente stai facendo, come al solito, un errore! ”

Conseguenza: ” Io non mi fido di me. Posso fare un errore di cui poi mi pentirò, perchè non ho ascoltato i miei genitori”.                                                                                                                                                                          “Io non sono in grado di fare scelte autonome. Non posso fare scelte secondo la mia testa. Loro (la mamma…i genitori) si arrabbierebbero!  Poi mi sentirei colpevole”.

-Bisogna risalire allo schema interiore e al condizionamento appreso, alla paura associata ad una certa situazione e ad un determinato comportamento che genera l’ansia.

Il condizionamento classico memorizzato nel cervello emotivo deriva dal fatto che nel passato ci possono essere stati eventi di impossibilità di poter fare scelte autonome, necessità di approvazione alla crescita, al distacco e autonomia. Tali memorie ora tornano per associazione, o somiglianza con quei fatti e, ora, si tramutano in una grave minaccia.

L’ incoerenza deriva dal fatto che la ragazza/ il ragazzo è realmente innamorato, ma non può fare una scelta autonoma, forse perché manca un’approvazione?

Si entra in stato di incoerenza. Il dubbio suggerisce di lasciare questa relazione affettiva, mentre invece la persona ha sentimenti positivi. Ciò è causa di ansia e di allarme.

Il condizionamento classico nel Doc omosessuale

Nel doc omosessuale la minaccia è la scoperta dell’omosessualità, ritenuta un pericolo personale.

In passato e durante l’ adolescenza ci saranno stati sicuramente momenti di sfottò, di accuse e di auto-condizionamenti tesi ad evitare, in tutti i modi, a non voler somigliare a persone, deboli ed effeminati.

La paura di appartenere ad una categoria ‘diversa’, l’ essere additato, il deludere gli altri (i genitori, la cerchia degli amici), l’impossibilità di costruirsi una famiglia con figli, ecc. sono tutti elementi di un pericolo.

Quindi il sintomo del Doc allarma per evitare il rischio.

L’apprendimento e il condizionamento classico, in questa forma di Doc, è l’ acquisizione di una potente regola interna: “Io mai devo essere in quella maniera!”.

Questa è la paura profonda che i sintomi del Doc vogliono a tutti i costi evitare.

Anche in questa forma di ossessione c’è una dissonanza e incoerenza che causa parecchio disagio.

A differenza del vero gay/ lesbica, che accettano di buon grado l’attrazione verso persone dello stesso sesso, i pazienti con Doc omosessuale non l’accettano, perché sono realmente attratti da persone dell’ altro sesso.

Anche qui si crea uno stato di incoerenza fra quello che sentono di essere e quello che il dubbio sussurra. I dubbi e le insicurezze diventano così assillanti, perché sospinti dalla regola incamerata nel passato: “Io mai devo essere in quella maniera!”.

Lo stato di incoerenza si risolve con la cancellazione delle memorie associate nel passato, e categorizzate come un disastro o una grave catastrofe.

La terapia della coerenza, con le sue procedure terapeutiche, riesce scovare i condizionamenti e a cancellare le memorie emotive che tengono in vita il disturbo ossessivo.

Il condizionamento classico nel Doc aggressivo

Nel doc aggressivo il sintomo sta allarmando ed ha bisogno di attenzione continua per paura di perdere il controllo per una minaccia di azioni abiette e pericolose, verso gli altri o verso se stessi. Atti la cui realizzazione porterà dolore, disconoscimento sociale, isolamento, sensi di colpa, di indegnità, abbandono, carcere, solitudine e rifiuto.

Anche qui c’è incoerenza che crea paura, perché queste persone sono pacifiche, buone, rispettose, non in grado di far male e soprattutto senza motivazione di farlo.

Funzioni del sintomo nel Doc Aggressivo

Pensieri del docker.

Di fronte a quel pericolo mostrati dal sintomo del Doc, i comportamenti significano:

Sono in pericolo, gli altri sono in pericolo ed io sono senza una difesa.

Sono pericoloso, ignobile, inaccettabile. Non ce la faccio da solo. Ho bisogno di aiuto di altri, dei genitori (ma non posso dirlo a nessuno!)

-Il DOC = Autorità genitoriale

Accusa= Sei un ribelle, senza regole. Sei un debole. Non ci fidiamo di te, Puoi fare cose ignobili.

Difesa= Non è vero. Queste sono accuse infamanti.

Accusa= DIMOSTRAMELO

Paura nelle Ossessioni Violente

Pensieri che attraversano la mente del paziente . Ecco la conseguenza catastrofica. Funzione del sintomo: Evitare questa catastrofe

Ricordiamo che i sintomi sono: Pensieri continui e intrusivi, immagini di quello che potrebbe accadere, attenzione ininterrotta, necessità di tenere il controllo, ansia, rituali e compulsioni

QUESTO E’ L’IMPERATIVO DEL DISTURBO OSSESSIVO:

I sintomi devono evitare questa Catastrofe

Anche questi sono partiti dalla locuzione ” E se…?”

  • Ho questi pensieri. Significa che sto diventando pazzo?

  • Vedendo immagini violente nella mia testa può significare che sto sviluppando la pazzia= Catastrofe.‘Devo evitarlo a tutti i costi! => Devo difendermi ! => Sintomi!

  • Se qualcuno scopre che sto pensando a queste cose, mi segnalerà per essere internato. ‘Devo evitarlo a tutti i costi! => Devo difendermi ! => Sintomi!

  • Questi pensieri significano che nel mio cuore sono una persona veramente orribile.=> Devo difendermi => Sintomi
  • Sperimentare questi impulsi significa che mi sto trasformando in un serial killer o pedofilo.=> Devo difendermi =>Sintomi
  • Solo un mostro penserebbe a uccidere i suoi figli. Devo evitarlo a tutti i costi! => Sintomi

  • Se il mio coniuge sapesse che stavo pensando a queste cose, mi guarderebbe in modo strano e comincerà a dubitare e ad allontanarsi da me. Devo evitarlo a tutti i costi! => Sintomi

  • Avere questi pensieri significa che sono una persona cattiva. Devo evitarlo a tutti i costi! => Sintomi

  • Più di frequente ho questi pensieri, più è probabile che rischio di realizzarli. Devo evitarlo a tutti i costi! => Sintomi

  • I miei pensieri riflettono i miei veri desideri? Catastrofe. Devo evitarli a tutti i costi! => Sintomi

Il dubbio deriva sempre da uno stato di bassa fiducia in se stessi. Può essere che ci sono stati situazioni difficili nel passato, in cui si è fatto qualche birbanteria, causa di forti rimproveri.

Può darsi ci sia stato un incameramento di un forte comando interno del tipo: “Non devo mai più perdere il controllo, altrimenti posso combinare un disastro!”                                                                                                                                                                                                                                                        Può darsi che da piccola / o ha dovuto sopportare ingiustizie ed ha provato rabbia. Inconsciamente c’è la paura di questo sentimento. Ora deve difendersi da pericolo di esplosione di rabbia incontrollata che potrebbe coinvolgere persone indifese .

Ma non si può generalizzare, ognuno può avere storie, regole e comandi personalizzati.

La terapia della coerenza ha tutti gli strumenti e protocolli terapeutici per vincere sul disturbo ossessivo compulsivo

La terapia della coerenza

La recente ricerca psicobiologica ha fornito una solida conoscenza scientifica che è di fondamentale importanza per tutti i terapeuti:

gli schemi di realtà emotivamente intensi sono formati e memorizzati nel sistema limbico del cervello.

Non è la terapia della parola ad aiutare a scoprire tali schemi, ma il processo esperienziale, ossia utilizzo delle emozioni, sensazioni e percezioni per raggiungere e accedere direttamente a questo materiale emotivo.

Intuizioni e interpretazioni concettuali non esperienziali sono, di per sé, inefficaci per un vero accesso, perché avvengono in un sistema cerebrale diverso, nella neocorteccia, che non può controllare, scavalcare o persino accedere alle reti della realtà emotiva del sistema limbico.

Finora molte forme di psicoterapia hanno lavorato in questa posizione, cercando di bloccare, convincere, rassicurare, modificare, distrarre dalla minaccia.

Ma i risultati sono stati insufficienti, aleatori e incerti.

La comunicazione attraverso il ragionamento, la terapia della parola non sono in grado ad eliminare queste paure. Queste sono inaccessibile attraverso informazioni, o terapie provenienti dalla neo corteccia (sede del linguaggio). Sarà accessibile solo attraverso operazioni esperenziali e sue componenti tipiche del lavoro dell’ emisfero destro (emozioni, sensazioni, impressioni, presentimenti, ecc.)

Affinché una struttura della conoscenza nella memoria (come una posizione pro-sintomo) sia labile per la cancellazione, deve essere evocata, riattivata, stabilizzata e poi sostituita con un evento di giustapposizione.

                                                                                                                        Bibliografia

–Il 23 aprile1903, durante il 14º Congresso Medico Internazionale, Ivan Pavlov legge “The Experimental Psychology and Psychopathology of Animals” in cui descrive il suo lavoro sul riflesso condizionato negli animali.

–A new zone of effectiveness for psychotherapy –by Bruce Ecker & Laurel Hulley New Therapist, 6,31-33 (2000).

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Commenti

  1. Fabiana dice

    26 Luglio 2022 alle 18:16

    Questo articolo è illuminante perché permette di scoprire non solo il “meccanismo” del doc ma sembra anche una guida per riuscire a comprendere alcuni propri sintomi e a spiegarsi al meglio, cosa fondamentale per chiedere e ricevere aiuto.

    Rispondi
    • Dott. Mario Di Nunzio dice

      31 Luglio 2022 alle 18:33

      Grazie per l’ apprezzamento, Fabiana.
      Dott. M. Di Nunzio

      Rispondi

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